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Habib Belk, come i Tinariwen e Mark Eliyahu, rappresentano quella musica tradizionale in grado di far finalmente il salto di qualità, rimanendo fedele alla propria storia ma provando a fare il salto e diventare musica del mondo, non della campagna.
Habib Belk
Habib Belkziz nasce nel 1989 a Marrakech, in una famiglia fortissimamente legata allo Gnawa sia sotto un aspetto spirituale che musicale. Fin da piccolo, infatti, assisterà i propri parenti durante le layali, incontri serali di Gnawa che utilizzano la musica come mezzo per avvicinarsi ad Allah. Vista la sua grande passione per questo genere, iniziò ad accompagnare in pianta stabile Maâlem Abdelkbir Merchane, una delle voci più importanti di Marrakech e cugino della madre, che gli fornirà i primi rudimenti musicali.

Poco dopo gli verrà donata, dallo stesso Maalem, anche la suo prima Guembri, lo strumento simbolo di questa musica, al quale donerà il nome di Auoicha, trattandola alla stregua di un parente. A partire da quel momento, inizierà ad esibirsi per tutta la città, facendosi ben presto conoscere per la grande abilità e ritmo. Dal 2005 inizierà ed esibirsi in modo ufficiale con lo pseudonimo di Habib Belk, il salto di qualità lo farà però con il trasferimento in Germania nel 2013. Giunto a Dortmund per studiare, il giovane maalem troverà un terreno fertilissimo per contaminare le proprie sonorità con ritmi R&B, Trap e Reggaeton, portando la sua musica ad acquistare la connotazione unica che oggi amiamo tanto.
Il nuovo Gnawa
Impossibile, infatti, non rimanere affascinati da un musicista in grado di portare una vera e propria evoluzione nella sua musica, rimanendo però assolutamente ancorato al passato. Habib Belk, infatti, non stravolge il genere, ma riesce a “pulirlo” dalla polvere che talvolta tende a ricoprire un modo di far musica ormai ultra centenario. Quando lo ascoltate, sentirete assolutamente Gnawa, ma comprenderete anche che si tratta di qualcosa di nuovo, appena uscito, non un’ennesima rivisitazione di brani antichi.
Habib Belk, come i Tinariwen e Mark Eliyahu, rappresentano quella musica tradizionale in grado di far finalmente il salto di qualità, rimanendo fedele alla propria storia ma provando a fare il salto e diventare musica del mondo, non della campagna. Con la presenza sempre più massiccia di internet nelle nostre vite, c’è bisogno di artisti di questo tipo, in grado non solo di conservare, ma anche di evolvere la loro arte, dando così al futuro la possibilità di scoprir davvero le meraviglie del passato. Artista incredibile da recuperare assolutamente, non vediamo l’ora che faccia qualche concerto in Italia, non potremmo mancare.
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