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Probabilmente il parente più stretto del capodanno gregoriano, lo Yennayer amazigh rappresenta uno dei residui più vivi nella cultura romana nel Mediterraneo, tanto che il calendario berbero risulta direttamente derivante da quello giuliano.
Yennayer, il parente più prossimo del capodanno gregoriano
Sicuramente, fra quelli visti finora, il calendario berbero è quello che più di tutti assomiglia alla concezione del tempo gregoriana e ciò sia per nomi che per storia. Sono infatti evidenti i parallelismi fra il modo di calcolare il tempo di questo popolo e quello utilizzato dal resto del mondo, tanto da avere una probabile origine in comune.

Entrambi, infatti, sono eredi del calendario giuliano, istituito nel 46 a.C., dal quale hanno ereditato nomi dei mesi e calcolo. Fin troppo evidenti, ad esempio, le omofonie fra Yennayer e Gennaio o fra Giugno e Yunyu per poterle considerare un semplice caso; inoltre anche il computo dei mesi è pressoché identico, salvo per il fatto che il “giorno più” viene aggiunto alla fine dell’anno e non a febbraio (qui chiamato Yebrayer).
Il Pahela Baishakh amazigh
La sua istituzione, però, ricorda molto da vicino quella del Pahela Baishakh, calendario bengalese nato essenzialmente per raccogliere le tasse in modo più efficiente. Con l’arrivo degli arabi, infatti, venne subito introdotto quello lunare, il quale, però, mal si lega con i tempi dell’agricoltura, creando non pochi problemi pratici agli agricoltori. Non a caso ancora oggi tale datazione viene chiamata in arabo ﻓﻼﺣﻲ fellāḥī ” del contadino” ﻋﺠﻤﻲ o 3ajamī, ovvero del “non arabo”.

Proprio per questo venne reintrodotto il calendario giuliano, legandolo però in modo ancor più accentuato all’etnia amazigh, in modo da rendere possibile la sua convivenza con il Hijiri, il calendario islamico. La data di inizio anno è il 12 gennaio giorno in cui, secondo la tradizione, il re berbero Shoshenq I avrebbe conquistato l’Egitto, il più grande successo nella storia militare amazigh. Tradizionalmente si mangiano piatti tradizionali come, ad esempio, il cuscus alle 7 verdure, e si sacrifica un animale da offrire come pasto alla propria comunità.
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