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Abbiamo l’onore di presentarvi Amjed Rifaie, uno dei più grandi calligrafi presenti nel bel paese. In quest’intervista ci mostrerà il profondissimo legame fra la sua arte ed il mondo sufi.
K: Cos’ha spinto un artista iracheno a recarsi fino a Roma? È stata una scelta legata ad un motivo in particolare o qualcosa che hai pensato di far da sempre?
A: In realtà non è stata una mia vera e propria scelta, è stato il destino … un “bel destino”

K: Nella bio del tuo sito parli delle origini sufi della tua famiglia, puoi dirci qualcosa di più? Come coniughi il sufismo alla tua arte? A tuo modo di vedere, c’è uno stile che si lega particolarmente a questa dimensione mistica?
Il mio cognome è “Rifai” è una famiglia conosciuta nel mondo sufi. Nel sufismo ci sono sia le confraternite, che scuole con pratiche leggermente diverse; la mia famiglia in Iraq pratica finora il dhikr attraverso incontri settimanali in cui usano il daf, un famoso strumento musicale, e particolari preghiere come rituali sufi. Per quanto riguarda la calligrafia c’è lo stile calligrafico Thuluth, particolarmente legato al sufismo; in generale comunque il legame con la calligrafia nasce dalla dimensione spirituale di ogni lettera del alfabeto arabo.

Essendo un’arte che richiede molta concentrazione e pace interiore, 2 requisiti fondamentali anche per la dimensione sufi. In realtà ancora oggi molte scuole sufi sparse in tutto il mondo usano esercizi di calligrafia nella loro vita quotidiana perchè, vivendo loro in una sorta di mondo spirituale legato alla pace interiore, quest’arte, utilizzando strumenti tradizionali, riesce a nutrire il nostro animo e corpo di tranquillità. In realtà da quasi un anno ho iniziato a fare incontri di calligrafia come meditazione spirituale, ovvero fare meditazione attraverso quest’arte. Il rapporto fra calamo ed inchiostro, il modo di star fermi, concentrati, ripetere gli esercizi senza pensare ad altro, staccarsi dal mondo e magari ripetere una lettera un centinaio di volte, richiede molta pazienza e ciò aiuta a raggiungere la pace e a scaricare tutto lo stress attraverso calamo ed inchiostro.
K: Nel tuo sito mostri anche dei tatuaggi da te realizzati, come si lega la calligrafia a questo particolare tipo di bodyart? Per tua esperienza, come viene recepito dai musulmani?
A: In realtà non è vista bene dal punto di vista islamico, anche perchè l’Islam evita ogni forma di rappresentazione, figuriamoci lo scrivere su corpi umani, specie femminili. Però la mia esperienza con il body art è completamente artistica e non ha a che vedere con religione e sufismo.Perché l’artista non può avere dei limiti alla sua espressione, la calligrafia è una forma di espressione molto artistica che aggiunge valore al corpo umano.

Il body art, usando delle frasi o delle poesie, specie d’amore, aggiunge bellezza fisica a queste frasi. Da questo punto di vista sto cercando a fare anche un nuovo progetto fra body art e calligrafia, ma questa volta legandola alla spiritualità. Mi piacerebbe legare alcuni frasi di poeti sufi come Rumi, Tabrizi e altri al corpo umano; una sorta di sfida per dimostrare come la religione non eviti la bellezza del corpo umano.
K: Oltre alla Iraq Room della FAO di Roma, qual’è l’opera di cui vai più orgoglioso e perché?
A: Il lavoro più importante è quello della FAO a Roma, ho avuto però anche altre commissioni per ambasciate e per compagnie come Etihad o altri lavori che però non sono stati pubblicati, come ad esempio il logo di un famoso albergo in Marocco.

K: Quali sono i tuoi progetti futuri? C’è qualcosa in particolare che sogni di realizzare?
A: Come ho già accennato mi piacerebbe unire il concetto di sufismo e amore universale con il corpo umano, specie quello femminile.

Ringraziamo infinitamente Amjed per la bellissima intervista, se siete interessati a scoprire di più, seguitelo su facebook, Instagram e sul suo sito.
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