This article is also available in:
English
La montagna dove si fermò Noè ma anche uno dei simboli più rappresentativi del popolo armeno. L’Ararat, con le sue alte cime, guarda il suo popolo da lontano, esiliato in Turchia, dov’è chiamato Ağrı Dağı, ovvero “Montagna del dolore”.
Ararat, la montagna degli armeni
Con i suoi 5137 metri, l’Ararat è la montagna più alta di Turchia ed in generale una delle più alte al mondo, tanto da legarsi profondamente al popolo autoctono di quei luoghi, ovvero gli armeni. Proprio a questa vetta sono legati la maggior parte dei miti che coinvolgono questa cultura, a partire dalle proprie origini; essi si sono infatti da sempre considerati come discendenti di Noè, il quale avrebbe fermato la sua arca proprio sull’Ararat.

La montagna venne adorata fin dai tempi antichi, venendo considerata come “casa degli dei”, l’arrivo del cristianesimo non fece altro che potenziare ancor di più la magia che vi ruotava attorno, dando a questo popolo un ancor maggiore motivo d’orgoglio. L’Ararat divenne così un punto di riferimento assoluto per il popolo e la cultura armena, affermandosi in ogni ambito e diventando poi Il simbolo per eccellenza in queste terre, cosa che rese ancor più pesante il futuro.
La Prima guerra mondiale
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, infatti, l’area divenne terra di scontri fra l’Impero russo e quello ottomano, diventando più cruciale che mai per la sua importanza per gli armeni. Quest’ultimi, infatti, avevano iniziato a mostrarsi sempre più indipendentisti a causa della crescita del malcontento verso il governo della Sublime Porta; proprio per questo, i provvedimenti presi dal sultano, prima, e dai Giovani turchi, poi, saranno sempre più pesanti. Istanbul, infatti, temeva costantemente che i suoi precedenti alleati potessero tradirli, consegnando il fianco orientale dell’Anatolia in mani russe, cosa che avrebbe portato ad un rapidissimo crollo dell’intero stato.

Per evitare questo, si ricorse a delle deportazioni forzate degli abitanti in luoghi considerati “a minor rischio” da parte delle forze ottomane, senza curarsi minimamente però della salute dei, de facto, prigionieri i quali perlopiù morirono durante il tragitto. Con la sconfitta nella Prima guerra mondiale, il sultano governo fu costretto ad avvallare l’umiliante trattato di Sevres, portando così alla nascita della Grande Armenia. Atatürk, però, avvierà una feroce guerra contro greci ed armeni, riuscendo così a riconquistare l’intera Anatolia, compresa gran parte dell’Armenia, la quale fu a sua volta costretta a firmare il pesantissimo trattato di Alexandropol.
La montagna del dolore
In quest’ultimo, l’Armenia si vedeva sottratta sia la fortezza di Ani, leggendaria capitale, sia il monte Ararat, simbolo nazionale per eccellenza. I confini saranno poi definitivamente confermati con i trattati di Mosca e di Kars, nei quali l’Armenia ed i bolscevichi tenteranno di ottenere il controllo di quelle area, trovando però un netto rifiuto da parte della Turchia.

Da allora gli abitanti di Yerevan sono costretti ad osservare la loro montagna sacra senza poterla avvicinare, ammirando il loro tesoro più grande, ora nelle mani del nemico.
Seguimi su facebook, Spotify, YouTube e Instagram, oppure sul canale Telegram; trovi tutti i link in un unico posto: qui. Ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e mi aiuta a dedicarmi sempre di più alla mia passione: raccontare il Medio Oriente