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Un pesce per gli arabi, una bestia terrestre per gli ebrei. Il Bahamut ha da sempre ispirato miti e leggende, andando a diventare un elemento centrale per la mitologia di questi due popoli
Bahamut, il pesce
Secondo la cosmologia araba, il Bahamut sarebbe un enorme pesce, sulla cui schiena vi sarebbe il Kujata, un colossale toro dai 4000 occhi, bocche e narici. Il mastodontico bovino reggerebbe a sua volta un abnorme rubino, sul quale vi è un angelo dalle dimensioni tali da sostenere il mondo intero. Il Bahamut, in particolare, rappresenta una sorta di confine del mondo in quanto al di sotto di quest’ultimo vi è solo l’ignoto.

La bestia è infatti collocata in un lago i cui confini sono fatti di oscurità e nessuno ne conosce il sottosuolo. Tuttavia vi è un racconto di “Le mille ed una notte” nel quale viene affermato che vi si cela il Falak, un serpente che potrebbe divorare l’intera creazione per dimensione.
Behemoth, la bestia
La particolarità di questa bestia è però anche un’altra, egli appare non solo nella mitologia araba, ma anche in quella biblica, questa volta in forma, però, molto diversa. Se per gli arabi era un pesce, per gli ebrei era invece una sorta di rinoceronte o elefante, andando così a rappresentare più l’elemento terrestre che quello marino.

Tale funzione è infatti svolta dal Leviatano, animale dai contorni più catastrofici ma simili all’arabo Bahamut. Probabilmente vi deve essere stato un fraintendimento nella tradizione orale, portando così all’elaborazione di bestie tanto simili ma dalle funzioni tanto diverse. Le 2 bestie bibliche, infatti, sono anche strettamente collegate con il concetto di apocalisse, andando a dare un contributo decisivo; tale funzione è però completamente assente nel mondo arabo, nella quale svolge, al contrario, ruolo di stabilizzatore dell’universo.
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