Confronti letterari: l’Egitto da Mahfuz ad Aladdin

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In questa settimana non siamo riusciti a finire “Miramar” di Mahfuz, per questo, abbiamo deciso di proporvi un confronto fra passato, presente e futuro. 3 scrittori di epoche diverse che, grazie alle loro opere, hanno voluto raccontare il “loro” Egitto; Al Aswani e Mahfuz in maniera, per giunta, molto simile.

“Il nostro quartiere” di Nagib Mahfuz

La prima tappa di questo nostro percorso non può che essere questa, fra le più celebri in assoluto del premio Nobel egiziano. Ne “Il nostro quartiere”, Mahfuz ci narra di El Gamaleya, storica zona del Cairo nel quale l’autore nacque e visse per tutta la vita. Proprio quest’area è presa, in un certo senso, come una sorta di museo, un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato, troppo ammaliato dai suoi poetici trascorsi.

egitto

L’intero romanzo viene visto come una sorta di “preservazione del classico”, vista anche l’epoca in cui esso è stato scritto. La prima edizione in arabo, infatti, risale al 1975, momento in cui Mahfuz era già un signore di 64, ciò non ci può che far riflettere sul messaggio che egli voleva trasmetterci. Anche l’anno in cui pubblica il tutto non può che darci un ulteriore indizio della “sua missione”. Nel “75, infatti, siamo in pieno governo Sadat, momento in cui, dopo l’exploit vissuto sotto Nasser, la crescita culturale e politica tenderà ad arrestarsi, relegando sempre più l’Egitto ad un paese importante strategicamente che politicamente. Sotto questa luce, il testo di Mahfuz non può che presentarsi come una “memoria egiziana” per i tempi che furono, partendo da un particolare quartiere per raccontare l’intera “anima classica” del paese delle piramide.

“Palazzo Yacoubian” di ‘Ala Al Aswani

Quasi un prosieguo del lavoro iniziato da Mahfuz. Se con “Il nostro quartiere” venivamo portati ad analizzare la vita di un intero quartiere, ambientata, però, assolutamente ai giorni nostri. In “Palazzo Yacoubian”, infatti, ‘Ala Al Aswani non è interessato a mostrarci ciò che era, ma piuttosto in cosa si sia trasformata la società egiziana degli anni 2000. Con l’arrivo di Sadat, infatti, l’Egitto aveva iniziato la sua fase calante, ma rimanendo pur sempre una delle nazioni più importanti dell’intero Medio Oriente, cosa che cambierà definitivamente con l’arrivo di Mubarak.

Yacoubian

Con l’arrivo del nuovo dittatore inizierà a palesarsi sempre di più la corruzione ed il malcostume della società, portandola ad un immobilismo forzato e sempre più pesante. La prova è ben evidente nei personaggi del libro che, al contrario di quello di Mahfuz, sono tutti alla ricerca del “salto” per elevare la propria condizione sociale. Sono alla ricerca di una svolta, qualcosa che renda a loro tollerabili le loro vite, fino a quel momento vissute solo secondo gli obblighi ancora imposti. Se “Il nostro quartiere” è allora una sorta di memoria, una celebrazione del passato, “Palazzo Yacoubian” è il primo esempio grande esempio di disillusione nella scrittura egiziana, elemento che diverrà sempre più ricorrente con l’evolversi della situazione. L’intera opera può quindi essere intesa come una prima presa di coscienza del popolo egiziano, il quale proprio da allora inizierà a comprendere l’incredibile ruolo occupato fino a poco tempo prima. (Fra l’altro molto interessante come il “potere” passi dai “futuwwa”, ovvero delle sorti di capoclan di quartiere, di Mahfuz alla polizia di Al Aswani.)

“Cani sciolti” di Muhammad Aladdin

L’ultimo romanzo è probabilmente il più diverso dei 3, ma, a nostro parere, può essere tranquillamente preso ad esempio per tutta la nuova narrativa egiziana. Il testo infatti parla di 3 ragazzi che rappresentano, in un certo senso, l’intera gioventù egiziana, generazione completamente diversa da quella che l’ha preceduta. I 3 amici sono considerati delle sorte di “cani sciolti”, individui che hanno poco a vedere con costumi ed usanze “tradizionali”, impegnati a campare come possono in un mondo sempre più complicato.

egitto

Se in “Palazzo Yacoubian” e sopratutto ne “Il nostro quartiere” il legame con il passato arabo e con certe abitudini era molto forte, in “Cani sciolti” questi sono de facto saltati, rendendo la società cairota non così dissimile da quella, ad esempio, di Los Angeles. Uno dei protagonisti, ad esempio, è uno scrittore di racconti erotici, mentre un altro è un tossicodipendente di buona famiglia che vive per continuare la sua “calma perpetua”. In quest’ultimo tassello letterario, i protagonisti raggiungono qui un massimo livello di disillusione, ribaltando del tutto la morale alla ricerca di un’unica cosa: la sopravvivenza, anche se non è chiaro bene a che fine. Fondamentale però specificar che non furono i giovani raccontati da Mahfuz o da Al Aswani a compiere la Rivoluzione, bensì proprio quest’ultimi di Aladdin, gli unici senza davvero nulla da perdere.

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