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Vi presentiamo il Persepolis, la squadra più titolata dell’Iran e la più tifata in assoluto in Asia, con una storia dietro che incrocia politica e rivoluzioni.
Dalle ceneri dello Shahin
Al contrario delle storie a cui siamo abituati nel calcio italiano, per raccontare la storia del Persepolis bisogna fare un salto indietro nel tempo, fino al 1942. Quell’anno il medico Abbas Ekrami fonda, assieme ad alcuni studenti, lo Shahin, uno dei primi club dell’Iran, che diventerà ben presto uno dei simboli cittadini. Il loro motto è “etica, istruzione e sport” e grazie a questo riescono ad attirare un numero sempre maggiore di giovami, innamorati di questo sport. Fra questi vi sono anche Parviz Dehdari, Masoud Boroumand e tanti altri che faranno la storia della Nazionale, ponendo per la prima volta i riflettori sopra lo Shahin.

Purtroppo, però, la luce si rivela nefasta e la Federazione iraniana inizia a veder di malocchio la popolarità del club, fino ad arrivare allo scontro totale nel 1967. In quest’anno il governo decise la dissoluzione del club, costringendo molti dei calciatori a trovare una nuova sistemazione. Fortunatamente, pochi anni prima il pugile Ali Abdo era tornato dal States deciso a fondare una nuova polisportiva a Teheran, aprendo la sezione calcistica proprio nel 1968.
Persepolis, un nome immortale
Gli ex calciatori dello Shahin, primi fra tutti Parviz Dehdari e Masoud Boroumand, si diedero allora ad una vera e propria ricostruzione del club, stavolta in formato rosso. Dopo alcune traversie, complice la mania del governo di sciogliere club, il Persepolis riuscirà a tornare per la prima volta al successo nel 1971, aprendo un glorioso periodo destinato ad arrestarsi nel 1979. Ancora una volta è la politica a ribaltare le carte in tavola, facendo sì che l’arrivo dell’ayatollah Khomeyni cambiasse ancora una volta lo sport. Con lo scoppio della Rivoluzione, infatti, Ali Abdo fuggì nuovamente negli States, portando all’ennesima dissoluzione del club.

La palla fu allora raccolta dalla “Fondazione per i veterani e gli oppressi” che ne acquisì la proprietà, lasciando il controllo al Dipartimento di educazione fisica. La cosa permise al Persepolis di sopravvivere ma causa una fortissima penetrazione politica al suo interno. In quegli anni, inoltre, lo Stato era particolarmente attivo nel rivoluzionare tutto ciò che aveva attorno a sé, tanto che nel 1981 decise fosse il momento di cambiar nome al club. Tutti coloro che amavano il Persepolis, però, si opposero fortemente, spingendo il governo ad un inatteso dietrofront, ma solo temporaneo. Nel 1986, infatti, la situazione si ripeté, con la dirigenza che cedette definitivamente solo nel 1987, accettando il nome di “Pirouzi”, ovvero “vincitori”. L’amore dei propri tifosi però restò, tanto che nel 2012 venne ripristinato l’antico nome, mai dimenticato in tutti quegli anni.
Ad oggi è il club più titolato d’Iran ed il più tifato di tutta l’Asia. Inoltre è fresco vincitore del derby con l’Esteghal, squadra di cui vi parleremo domani. Per i podcast, domani ci attende il Js Kabylie, orgoglio cabilo.
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