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La storia dei gioielli afghani in 2 grandi tribù: i Kochi Pashtun ed i turkmeni; storie che legano argento, nomadi e tanta tradizione.
I gioielli afghani in 2 grandi tribù
In Afghanistan l’arte del gioiello è tradizionalmente ad appannaggio di due diversi gruppi, entrambi nomadi: i kuchi pashtun ed i già incrociati turkmeni. Le due diverse, seppur simili, tipologie di monili sono profondamente legate all’identità di queste due popolazioni, diventandone de facto rappresentazione artistica.
Kochi
Nomadi di etnia Pashtun, si occupano storicamente di pastorizia e derivati, venendo considerati fin da sempre una preziosa risorsa per tutto il paese. Si stima che, prima della guerra, i Kochi detenessero circa il 30 % di tutto il bestiame del paese, divenendo fondamentali per l’alimentazione dell’intero Afghanistan, tanto da avere un proprio posto fisso in parlamento. Sono ritenuti dall’ONU una delle popolazioni afghane maggiormente a rischio in questo momento a causa della sempre maggior povertà che il loro stile di vita comporta. Con l’arrivo delle tecnologie moderne, infatti, la loro funzione diventa sempre più obsoleta con il passare del tempo, rendendoli spesso facile preda della propaganda talebana.

I loro gioielli sono caratterizzati da uno stile esuberante ed estremamente ricco, carico sia di colori che di dettagli, molto spesso usati durante le danze.
Turkmeni
Popolazione semi-nomade che popola il Nord dell’Afghanistan, celebre anche per i suoi incredibili tappeti. Da sempre rinomati in tutto il mondo per la loro arte, la loro passione per il gioiello ha origini estremamente antiche e, probabilmente, legate all’amore per la guerra, specie per le armature. Sembra infatti che proprio da lì derivino le tipiche decorazioni “ad elmo” per le donne che, all’epoca, accompagnavano i mariti in guerra. Teoria estremamente probabile e che spiegherebbe appieno la possibilità di “combinare” i vari pezzi, fino a formare una vera e propria sorta di “armatura”.

Si utilizza soprattutto argento e corniola, l’oro è quasi del tutto assente. L’immagine di copertina è di Avizeh, la trovate su facebook ed Instagram.
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