Pepe nero, oro indiano

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La storia del pepe nero, primo “oro nero” della Storia, in grado di ammaliare interi imperi, costringendoli ad incredibili viaggi per il mondo. Una delle più grandi fonti di ricchezza dell’Italia e del mondo islamico, con valori che oggi possiamo solo immaginare.

Pepe, simbolo del potere romano

Il pepe venne coltivato sin dalla preistoria sulle coste del Malabar, nell’India Sud occidentale. Da sempre considerato di altissimo pregio per via della sua rarità e del suo sapore unico, venne utilizzato fin da allora come moneta di scambio, cosa che gli attirò non pochi ammiratori in giro per il mondo. Chiunque avesse modo di commerciare con l’India, infatti, considerava questa come “La spezia” per eccellenza, rendendolo condimento ambito per sovrani di ogni genere; basti pensare che venne trovato un grano di pepe nero nella mummia del faraone Ramesse II (morto nel 1212 a.C.). I greci, con le conquiste di Alessandro Magno, ne rimasero affascinati a loro volta, tramandandone la meraviglia ai romani.

pepe nero

Fu proprio nella Città eterna che tale ingrediente divenne status symbol, irrinunciabile per le tavole di ogni patrizio rispettabile. Si stima che i capitolini spendessero ogni anno 50 milioni di sesterzi in tale commercio, cifra che ad oggi, probabilmente, avrebbe pochi eguali nel mondo. Proprio per la passione dei romani, tale amore si sparse in tutta Europa, finendo nelle mire persino dei barbari germanici. Sembra, infatti, che Attila, fra oro, argento e quant’altro, abbia chiesto anche una tonnellata di pepe nero; il primo vero “oro nero”.

Il mondo per una spezia

Una volta caduto l’Impero romano, il commerciò passò rapidamente in mano al mondo arabo che lo trasformò in uno dei più fruttiferi in assoluto. Una volta giunto nel Mediterraneo, inoltre, la spezia passava sotto il controllo di Genova e Venezia, cosa che permise alle due repubbliche di diventare fra le più influenti di tutto il mare. Proprio la potenza italiana, spinse la penisola iberica a trovare il modo di impossessarsi anch’essa del preziosissimo traffico, inviando esploratori per tutto il mondo. La corona spagnola trovò le Americhe, quella del Portogallo, invece, l’India.

pepe nero

Se Colombo si dirisse ad Ovest, l’esploratore lusitano Vasco da Gama preferì circumnavigare l’Africa intera, divenendo il primo uomo a doppiare Capo di Buona Speranza, nell’odierno Sud Africa. Il portoghese riuscirà quindi a giungere a Malabar, instaurandovi prima dei porti e poi delle colonie, inaugurando così il dominio iberico in tale commercio. Esaltati dalle recenti conquiste, infatti, le due potenze si spartirono il mondo ed il commercio del pepe con il trattato di Tordesillas del 1494. Sfortunatamente per loro, però, a causa delle immense importazioni, il pepe subì un’immensa deflazione. Ciò lo portò ad una perdita graduale di status, rendendolo un bene alla portata di tutti.

Un valore mobile

Nel corso della sua storia il pepe nero ha avuto valori molto diversi a seconda del periodo storico e delle situazioni politiche, rendendolo un antenato ante litteram di ciò che è oggi il petrolio. Inizialmente, infatti, si esportava principalmente il pepe lungo, proveniente dalla parte Nord ovest dell’India e questo per via del suo collegamento via terra. Ciononostante il pepe nero era già conosciuto ma, a causa del suo altissimo costo, si preferiva di gran lunga il primo. Con la conquista romana dell’Egitto, però, le cose cambiarono ed il primo venne mano mano sostituito con il secondo, ora decisamente più accessibile.

Mahomed

Ad infliggere un colpo pesantissimo al pepe lungo, sarà la scoperta delle Americhe, che introdurrà in Europa il peperoncino, pianta molto più adatta al Mediterraneo. L’ampliarsi dei “piccanti” sarà però anche il primo passo per la deflazione di quello nero, destinato a perdere sempre più valore.

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