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Il poeta tunisino per eccellenza, Abu Qasim ash-Shabbi si è confermato negli anni come vera e propria anima della terra di Tunisi, arrivando a rappresentare il proprio paese ed il Maghreb intero. Alcuni suoi versi sono presenti perfino nell’inno tunisino.
I canti della vita
I canti della vita – per la prima volta in lingua italiana – sono il capolavoro di Abu’l Qasim ash-Shabbi (1909 – 1934), il maggiore poeta tunisino del Novecento, rinomato e apprezzato in tutto il mondo arabo, eppure quanto mai scomodo e osteggiato nel suo stesso milieu di provenienza. Ash-Shabbi è stato tenuto nell’ombra per molti decenni, quasi fosse impresentabile, avendo egli osato criticare e contestare, con rara audacia, l’arretratezza e i limiti della cultura e dei costumi del suo tempo in Tunisia e negli altri paesi arabi, con parole ancora attualissime.

“La gente non apprezza quelli viventi, salvo a pentirsi quando muoiono! Guai alla gente vengono dalle proprie brame! Più il tempo passa e più il vento del mare soffia forte.” Abu Qasim ash-Shabbi
Da taluni è stato addirittura apertamente accusato di avere subito il fascino satanico dell’Occidente. La coraggiosa ribellione dello scrittore magrebino è presente anche nel suo celebre saggio “L’immaginario poetico degli Arabi”.
Contro l’immobilismo
Al contempo odiato ed adorato dalla critica, il giovane poeta tunisino riuscì a ricavarsi un ruolo di incredibile valore all’interno della letteratura tunisina, grazie ad un’intraprendenza spesso rivelatasi letale. Come già detto, infatti, si schierò spesso e volentieri contro l’immobilismo della società tunisina di allora, rimproverando ai propri compatrioti l’eccessiva nostalgia per il passato. Secondo Shabbi, infatti, il mondo arabo di allora si era quasi fermato, ancora troppo innamorato dei fasti di un tempo per poter innovare.
“Se piccola è l’anima di una persona, minuscolo sarà anche il suo sogno, allora non si stancherà, né patirà; ma chi ha grandi ambizioni, sarà accolto dalla vita con la ferocia da leone.” Abu Qasim ash-Shabbi
Tale condizione, però, soffoca quasi il poeta che, proprio per reazione inizia a metter per iscritto questa sua frustrazione, accendendo il focolare di una rivolta culturale destinata a crescere sempre di più con il passare degli anni. Shabbi è infatti uno dei primi a rendersi conto della fine de “l’epoca d’oro del mondo arabo”, il suo intento è, di conseguenza, quello di svegliare, non criticare il proprio popolo. Proprio per questo non si farà problemi nell’utilizzare tanto forme legate alla tradizione, quanto altre legate al “mondo Occidentale”.
Punto di riferimento maghrebino
La sua innovazione, ed i temi trattati, lo portarono subito ad esser considerato come uno dei poeti simbolo del paese, condizione che si consoliderà nel tempo, rendendolo punto di riferimento di moltissimi altri letterati maghrebini. Esempio più evidente di ciò va ricercato ne “Il pane nudo” di Mohamed Choukri, l’opera che, in un certo senso è stata più di tutte condizionata dal lavoro del poeta. Nella sua autobiografia, infatti, l’autore marocchino ci racconta di come, disperato e senza alcun bene, le poesie di Shabbi lo abbiano aiutato a risorgere dalle proprie ceneri, scrivendo per la prima volta il proprio destino, letteralmente. Choukri all’epoca era addirittura analfabeta e i versi del tunisino lo spinsero per la prima volta ad approfondire lettura e scrittura.

“Se un giorno il popolo vorrà vivere, il destino dovrà assecondarlo, la notte deve dissiparsi e le catene devono spezzarsi.” Abu Qasim ash-Shabbi
Le “primavere arabe” hanno poi fatto sì che, anche nel nostro secolo, tale autore possa essere apprezzato e studiato. Fortissimi, infatti, i suoi versi inneggianti la liberazione del popolo dalle catene, un testo fattosi carne proprio nel 2011. Non solo riscoperte recenti, il ruolo di Shabbi nella storia tunisina fu tanto forte che quest’ultimo compose perfino alcuni versi dell’inno nazionale, consolidandosi per sempre nell’immaginario della sua gente.
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