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La musica tunisina è stata profondamente segnata dalla Rivoluzione evento che ha alterato profondamente le sorti culturali del paese ed, in generale, del mondo arabo.
Un pre ed un post
Raccontando della musica tunisina, ci siamo resi conto di quanto essa fosse legata a doppio filo con la Rivoluzione, vero grande evento storico del paese in questo secolo. La cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini è stata colonna portante di tutte le “primavere arabe“, segnando il primo passo verso un mondo arabo più libero e democratico. Sfortunatamente, in paesi come l’Egitto o la Siria, esse non ebbero successo ma la Tunisia rappresenta l’eroica eccezione a tutto, capace di ripercuotere ciò anche su arte e cultura, segnando un vero “pre” e “post” rivoluzione.
Una breve sintesi e passiamo alla musica. Nel 2010 il paese vessa in condizioni sempre più drammatiche con il dittatore Ben Ali al governo dal 1987 ed un popolo che vive sempre peggio. I problemi sono legati sopratutto a corruzione e mancanza di prospettive, il che, unito ad un rincaro dei generi alimentari, alimenterà un fuco destinato di lì a poco a travolgere tutto. Il 17 dicembre a Mohamed Bouazizi, giovane fruttivendolo di Sidi Bouzid, viene sequestrato il carretto, unico suo mezzo di sostentamento; la sua disperazione nei confronti del sistema lo porterà a bruciarsi vivo davanti alla caserma della polizia, un’incendio destinato a cambiare la Tunisia per sempre.
I 2 estremi: Balti ed Emel Mathlouthi
Il 14 gennaio, infatti, dopo meno di un mese di proteste, Ben Ali è costretto a fuggire in Arabia Saudita, luogo nel quale risiede tutt’oggi. Per comprendere appieno lo sviluppo musicale, bisogno osservare proprio questa data, mettendola a confronto con cosa accadde agli artisti di questa settimana: Balti, Akram Mag, Kafon, Redstar Radi ed Emel. Il primo, non a caso ritenuto vicino al “precedente governo”, scomparve per circa un anno dalle scene per poi tornare dopo un anno con il pezzo “Stop violence”. Il secondo ed il terzo, invece, debutteranno per la prima volta sulla scena a partire dal 2012/2013, portando generi e ritmi che fanno dell’allegria il loro focus principale.

Gli ultimi 2, invece, saranno direttamente coinvolti agli eventi della Rivoluzione, in particolare la cantante che, a seguito di una brillante interpretazione durante gli scontri di Tunisi, si fece svelò al mondo. Il suo brano “Kelmti horra”, divenne uno dei simboli più forti della protesta, portandola a suonare perfino al premio Nobel per la pace del 2015. Tali cambiamenti non sono casuali ma profondamente influenzati dal mutato atteggiamento culturale e politico, cosa rivista, poi, anche in ambiti artistici molto diversi. Sarà infatti proprio nel 2011 che farà la sua comparsa pubblica eL Seed, probabilmente il più grande writer tunisino dei nostri giorni, ambasciatore della corrente chiamata “calligraffiti” che vede la sua comparsa proprio quell’anno a Kairouane , in Tunisia . Se siete interessati ad approfondire il tema, dovete assolutamente leggere “Arabpop” curato da Chiara Comito e Silvia Moresi.
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