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Il popolo che, paradossalmente, più di tutti è riuscito ad evolversi, trasformando la propria terra in una delle più dolci ed accoglienti dell’intera Africa. Facciamo oggi un breve salto nella storia del popolo wolof, attualmente il più numeroso in Senegal.
Origini
Le origini di questo popolo sono tutt’oggi oscure, ciò è causato sia alla somiglianza ad altre culture della zona, sia alla pressoché totale mancanza di testi scritti fino al a metà ‘400. La cultura wolof è fatta sopratutto di tradizione orale e, proprio per questo, il primo testo in cui viene citato il nome “Senegal” è in italiano, precisamente in veneto.

Il primo a scrivere di tali luoghi fu infatti il navigatore veneziano Alvise Cadamosto che, per conto dei portoghesi, dal 1454 al 1456 navigò il fiume Senegal e il Gambia, portando la prima testimonianza del paese. In generale, però, le sorti del popolo wolof iniziano con quelle del regno di Jolof e a lui rimarranno indissolubilmente legate. Banalmente, la maggior parte di essi vede le proprie origini in Ndiadiane Ndiaye, mitico condottiero di sangue misto, fondatore del già citato impero. Con il lungo e lento declino di quest’ultimo, però, l’intero popolo ne soffrirà moltissimo, alimentando l’orrenda piaga dello schiavismo.
Risorgere dalle catene
Fino alla conquista francese, infatti, divenne uno dei più grandi centri al mondo per questo tipo di commercio, andando ad alimentare una parte consistente dell’infame Rotta atlantica. Gli europei, infatti, desiderando manodopera forte e resistente, approfittarono della fragile situazione politica del paese, corteggiandolo a lungo con diaboliche promesse. Fino al crollo dell’Impero Jolof, infatti, la schiavitù, come in gran parte del mondo, era presente ma associata sopratutto a casi particolari di guerre ed affini. Con il crescente interesse occidentale verso tale merce, invece, si creò un vero e proprio traffico di esseri umani, dando incentivi più grossi a chi cacciava i propri simili.
Gli europei pagavano molto bene i loro mercanti e ciò invogliò molti di questi a vere e proprie “cacce all’uomo”, ormai visto solo come futura moneta sonante. L’arrivo dei francesi, nella sua tragicità, fu molto utile al paese che per la prima volta si ritrovò a combattere un nemico esterno, ritrovando la capacità di compattarsi, anche con la religione. In quegli anni il popolo ritrovò un sentimento nazionale che pensava di non aver mai avuto, scacciando definitivamente gli invasori in una lotta durata 112 anni. Contemporaneamente vi fu anche una sempre crescente adozione dell’Islam che si ritrovò dall’essere la “fede dei saggi” al diventare quella dell’intero paese. La tradizione islamica locale è di stampo sopratutto Sufi, con la confraternita Muridiyya e Tijaniyyah a far da padrone.
Si stima che all’incirca il 42% dei senegalesi sia wolof, la cui lingua è anche quella franca del paese. Seguiteci sulla nostra pagina facebook, Spotify e Instagram, oppure sul nostro canale Telegram. Se ti va, inoltre, abbiamo anche in corso un progetto a tema libri. Ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e ci aiuta a dedicarci sempre di più alla nostra passione: raccontare il Medio Oriente.