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Concludiamo la nostra breve introduzione al Caucaso con la più grande provincia russa legata a tali territori. Il Daghestan è da sempre un luogo che attira l’immaginazione di molti, stregato dalle sue storie e dalle sue incredibili montagne.
La terra delle montagne
Questa volta siamo stati meno fantasiosi con la scelta del titolo, andando semplicemente a tradurre il nome di questa repubblica russa. Daghestan viene infatti dall’unione del turco dağ che vuol dire “montagna” e dallo -stan persiano che vuol dire “paese”. Proprio a queste due popolazioni il paese è più che mai legato, passando per lunghissimo tempo sotto un impero o l’altro.
Il ruolo di queste terre inizierà a diventare sempre più importante nel medioevo, periodo nel quale si alterneranno anche diverse fedi a seconda dei popoli vincitori. Prima vennero gli Alani cristiani, poi la dinastia musulmana degli Omayyadi, poi i turchi ed ebraici Cazari ed infine Tamerlano e gli Ottomani, con cui la regione diventerà definitivamente musulmana. Sotto il sultanato di Istanbul, in particolare, il Dagestan diventerà parte integrante del mondo islamico, fornendo alla Sublime Porta alcuni dei più feroci guerrieri che abbiano mai calcato il campo di battaglia.
Resistenza anti-russa
Nel 1722, però, lo zar Pietro il Grande comincerà ad annettere la regione all’Impero russo tramite la conquista di Derbent. Di lì al 1813 Mosca farà interamente suo il paese tramite guerre ed umilianti accordi con Turchia e Persia. I daghestani non si diedero per vinti ed organizzarono una strenua resistenza contro le forze imperiali, formando nel 1828 l’Imamato del Caucaso. Questo piccolo ma temibile stato vedrà nell’Imam Shamil la sua figura più celebre e leggendaria, in grado di resistere all’avanzata russa per ben 25 anni, salvo in fine doversi arrendere per evitare ulteriori inutili spargimenti di sangue. Molto poetico il fatto che morì al termine del suo Pellegrinaggio, desiderio esaudito durante il suo esilio.

Da lì in poi le sorti di questa repubblica furono profondamente legate a quelle di Mosca, seppur, a seguito della caduta dell’URSS, vi sia stata una riscoperta della fede che, come per le altre repubbliche affini, tende a destabilizzare la regione.
3 milioni di abitanti e 10 etnie
Uno degli aspetti in assoluto più interessanti della regione del Caucaso è la sua conformazione etnica e religiosa, rarissima da trovare in qualsiasi altro luogo della terra. Su questi luoghi, infatti, molte tribù e popolazioni hanno trovato rifugio ed esilio dal mondo esterno, coltivando la propria cultura lontano dagli occhi esterni. A causa della conformazione geografica, infatti, tutta questa catena montuosa rimane estremamente selvaggia ed isolata, contribuendo alla preservazione di un patrimonio umano vasto ed variegato.

La fede più seguita è senza dubbio l’Islam, l’equilibrio con Chiesa ortodossa ed ebraismo, però, affonda le sue origini dall’alba dei tempi ed è caratteristica tipica di questi luoghi. L’etnia principale è quella degli Avari, seguiti da: Dargin, Cumucchi, Lezgini, Laki, Tabarasani, Tati, azeri, Ceceni, russi ed Ebrei delle Montagne. Una terra dalla ricchezza smisurata che non aspetta altro che sorprendere ancora una volta come fatto costantemente in passato.
Visto che siamo in ritardo, domani non uscirà il podcast bensì un libro. Il podcast dovrebbe uscire comunque per domenica in entrambi i formati. Sotto vi lasciamo un video di Stefano Tiozzo e della sua esperienza in Caucaso, lo abbiamo trovato davvero interessante. Seguiteci sulla nostra pagina facebook, Spotify, YouTube, Twitter e Instagram, oppure sul nostro canale Telegram. Ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e ci aiuta a dedicarci sempre di più alla nostra passione: raccontare il Medio Oriente.