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Dopo Azerbaijan ed Armenia, arriva l’ultimo degli stati prettamente caucasici: la Georgia, la terra di Medea, dei Bagration e di Stalin. Un paese mai morto, in grado di sfornare una leggenda per epoca.
La terra del vello d’oro
Innanzitutto una piccola precisazione: i georgiani non chiamano sé stessi con questo nome. Ritengono infatti di discendere da Kartlos, un antico eroe della regione che, al pari di Hayk in Armenia, discenderebbe da Togarmah, uno dei nipoti di Noé. Proprio per questo motivo, il nome da loro utilizzato è kartvelebi, mentre “Georgia” dovrebbe avere un’origine greca. Fin dall’antichità, infatti, marinai ellenici viaggiavano sule coste del Mar Nero, incantati dalla splendida e florida agricoltura della regione. Non a caso il termine deriverebbe da γεωργ che indica, appunto l’agricoltura. Inoltre il grande culto di San Giorgio ha in un certo senso confermato tale nome.
Tracce greche si trovano poi nei miti che a lungo accompagnarono tali luoghi come, ad esempio, la ricerca del vello d’oro e Medea. La Colchide infatti, non è altro che la parte del paese che affaccia sul Mar Nero che fu conosciuta e rinomata persino nell’antichità. Bisognerà però aspettare il IV secolo a.C. prima di poter osservare il primo vero regno georgiano, unito all’Iberia caucasica, sua parte orientale.
I Bragration e la caduta del regno
Nel 337 il cristianesimo venne proclamata religione di stato, tuttavia bisognerà attendere il medioevo per vedere il regno alla sua massima potenza. Nel IX fece la sua comparsa nella regione la famiglia Bagration, che in brevissimo tempo prese le redini del paese, riuscendo a riunificarlo nuovamente nel 1122 con la conquista di Tblisi. Sotto questa casata il regno georgiano conobbe senza dubbio il suo momento più florido di sempre, affermandosi come roccaforte cristiana al pari della vicina Armenia. Con l’arrivo dei mongoli nel 1223, però, le cose cambiarono.
Il loro assalto cambiò per sempre gli equilibri dell’intera regione, frammentandola e rendendola facile preda delle potenze locali. Questi territori passarono infatti sotto l’impero persiano e quello ottomano, finendo nel 1800 in mano alla Russia, nazione a cui la Georgia darà uno dei suoi più celebri uomini politici: Iosif Vissarionovič Džugašvili, meglio noto come “Stalin”.
Georgia sovietica
Il “Piccolo padre” nacque infatti nella cittadina di Gori, nella provincia di Shida Kartli. Proprio in questa terra il futuro leader sovietico muoverà i primi passi da rivoluzionario, animando la sezione locale del partito e guadagnandosi per la prima volta le stime di Lenin per capacità militare e organizzativa. Anche per via del celebre figlio, la Georgia passò brevissimo tempo con il nome di Repubblica Transcaucasica, formando nel 1936 la Repubblica Socialista Sovietica Georgiana con capitale Tblisi.

Come nel caso di Armenia e Azerbaijan, però, i problemi arriveranno con la caduta dell’URSS e il successivo intensificarsi delle tensioni nella regione. Se nel caso precedente era il Nagorno Karabakh la causa della tempesta, in questo caso il “problema” porta il nome di Ossezia del Sud. Gli osseti non hanno infatti origini caucasiche come i georgiani, bensì iraniche, differenza che si ripercuote poi anche sulla loro lingua, più affine al persiano che a quella locale. Con la proclamazione dell’indipendenza georgiana, in molti fuggirono nella vicina Ossezia del Nord in Russia, ponendo le basi di questa difficile situazione politica. I russi, infatti, sostengono l’indipendenza del paese, causando una continua instabilità nella regione, dal 1991 ad oggi attraversata da ben 2 guerre. Situazione identica a quella vissuta con l’Abcasia proprio negli stessi anni.
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