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Dopo il grande architetto, il grande viaggiatore. Evliya Çelebi è stato senza dubbio una delle testimonianze più complete ed interessanti riguardo l’Impero ottomano, analizzandolo in ogni suo popolo e luogo. Un vero e proprio Erodoto turco.
Evliya Çelebi
Il grande viaggiatore nacque ad İstanbul nel 1611 da una famiglia di incredibile prestigio e fama, da sempre attiva nella vita di corte del sultano. Sembra infatti che suo padre discendesse dal sufi turco Khoja Akhmet Yassawi, mentre sua madre era imparentata con il grand vizir di origine circassa Melek Ahmet Pasha. Fin da giovanissimo gli fu sempre chiara la sua passione per i viaggi, tanto da rifiutare ogni incarico che lo tenesse a lungo bloccato.

Questo lo porterà ad esplorare ogni angolo dell’Impero, ad incominciare dalla stessa Turchia, che osserverà in ogni suo dettaglio, dedicando ad İstanbul un intero volume delle sue note di viaggio, raccolte nel suo Seyahatnâme “il libro dei viaggi“.
Seyahatnâme
In quest’opera, tutt’oggi una delle più complete della storia a tema viaggi, Çelebi riporta tutti i propri appunti in questo leggendario testo, donando al lettore una panoramica incredibile della vita durante l’Impero ottomano. Le località coperte sono tantissime e proprio per questo il testo è diviso in 10 diversi volumi, ognuno riportante vita, usi e costumi dei popoli con cui veniva a contatto.
- Il primo è dedicato ad İstanbul e ai suoi dintorni
- Il secondo ad Anatolia, Caucaso, Creta ed Azerbaijan
- Il terzo a Siria, Palestina, Armenia e Rumelia
- Il quarto ad Anatolia orientale, Iraq ed Iran
- Il quinto a Russia e Balcani
- Il sesto alle campagne militari in Ungheria durante la 4° guerra austro-turca
- Il settimo ad Austria, Crimea e ancora nuovamente al Caucaso
- L’ottavo a Grecia e ancora Crimea e Rumelia
- Il nono al Pellegrinaggio alla Mecca
- e infine il decimo a Sudan ed Egitto

Come per Erodoto, i suoi lavori puntavano al raccontare la realtà che vedeva, cercando di riportare nel modo più fedele possibile i popoli con cui veniva a contatto. A testimonianza di ciò va ricordato un particolare aneddoto. Çelebi visitò Rotterdam nel 1633, venendo a contatto con un Nativo americano portato in Europa dagli esploratori europei. Ciò lo fece riflettere più che mai sull’avidità umana e su quanto proprio quest’ultima potesse corrompere ogni cosa, distruggendo popoli pacifici come quelli d’America. Morì nel 1682 ma, in quanto appartenente ad un particolare ordine sufi attivo in Egitto, non si sa con certezza se fu sepolto ad İstanbul o al Cairo, ultimo suo viaggio su questa terra.