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Uno dei frutti visti con maggior sospetto nel mondo islamico, al tempo stesso, però, uno dei pochi presenti nel Corano. La vite ha da sempre intrecciato la sua storia con quella del Medio Oriente, trasformandolo fin da subito uno dei centri più grandi al mondo per produzione di uva e vino.
Le origini nel Vicino Oriente
La vite ha da sempre intrecciato la sua storia con quella del Medio Oriente, trasformandolo fin da subito uno dei centri più grandi al mondo per produzione di uva e vino. Basti pensare che, in Georgia, sono stati trovati resti di quest’ultimo risalenti addirittura ad 8’000 anni fa, e che la prima casa vinicola della storia venne costruita ad Areni, in Armenia, più di 6’100 anni fa. Altri grandissimi centri di produzione furono la Palestina e l’Iran.
Quest’ultimo era noto in particolare per la sua vite, la Syrah, originaria di Shiraz, città che mantenne a lungo un posto fra i maggiori produttori vinicoli al mondo, primato distrutto dalla Rivoluzione iraniana del “79. Altro celeberrimo cultivar proveniente dal Medio Oriente è senza dubbio quello dell'”Uva sultanina”, la più coltivata al mondo. Caratteristica di questa varietà è infatti quella di essere dolce ma al tempo stesso priva di semi, cosa che la rende ideale sia per la tavola che per la produzione vinicola. Inoltre è proprio da quest’ultima che viene prodotta l’uva passa, chiamata in italiano, appunto, anche “sultanina”, in quanto fu la più consumata sulle tavole dei sultani ottomani.
Islam e uva
Il ruolo dell’uva nell’Islam è stato sempre controverso, in quanto ogni sostanza che altera le facoltà psicofisiche viene considerata come haram, ovvero proibita. Vino ed alcool, non solo non fanno eccezione, ma sono addirittura presi spesso come “esempio di proibito” assieme alla carne di porco. Ciò ha impedito alle aziende vinicole di formare reali basi nel mondo islamico, spingendolo a focalizzarsi su altre lavorazioni dei preziosi grappoli.

Tale avversione si lega infatti all’alcool e ai suoi effetti, lasciando assolutamente esclusa la vite come pianta. Nel Corano viene anzi celebrata al pari di palme e ulivi, alberi che hanno fatto la storia della cucina Mediterranea e non solo. Un frutto meraviglioso e assolutamente Middle East, troppo spesso nascosto dagli effetti del suo prodotto più celebre.
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