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Raramente vi parliamo più volte di un film ma con “Timbuktu” era davvero impossibile evitarlo. Ecco a voi 3 delle scene più belle di questo film, in cui il calcio assume un vero e proprio valore universale.
La partita immaginaria
Probabilmente la scena più geniale dell’intero film, nel quale traspare tutta la gioia per questo incredibile gioco. Una volta arrivati a Timbuktu, i novelli Boko Haram si occuperanno fin da subito di proibire il calcio, eliminando ogni pallone della città e bloccando una partita in corso. I ragazzi allora continueranno a giocare, questa volta però senza palla, tanto stregati da questo sport da non lasciarlo per nulla al mondo.
Altra cosa incredibile di questa scena è l’onestà con la quale queste squadre continueranno ad affrontarsi. All’interno del match vi saranno anche diversi goal clamorosi, invisibili a chi non ha negli occhi l’amore per il calcio.
Morire per un pallone
In questa scena i terroristi scoprono che c’è ancora un pallone in città e che il suo proprietario ne è un fierissimo possessore. La sua convinzione farà allora infuriare gli estremisti che lo porteranno allora in tribunale, chiedendogli ancora una volta se fosse ignorante delle leggi, ricevendo allora un “si” deciso. La condanna sarà allora pubblica e pesantissima, trasformando il “colpevole” in un vero e proprio martire del calcio.

Una piccola storia che mostra ancora una volta il valore di questo “sport” dall’altra parte del mediterraneo, unica fonte reale di svago per il popolo, a lui legato fino alla morte. Il protagonista sa benissimo quello che lo attende per aver disobbedito ai comandi e sa anche che basterebbe davvero poco per soddisfare questi “giustizieri neri”, ma non può. Il calcio è la sua fonte di svago e di libertà, come potrebbe mai sopravvivere a lungo nel deserto? La decisione per lui più sana non può che essere, seppur con sano terrore, quella di accettare la pena e confidare nel Giustiziere supremo.
Zidane e chiacchiere fra terroristi
Concludiamo con forse la scena più paradossale dell’intero film e che riesce, con una naturalezza sconfortante, a mostrare la banalità del male e il potere del calcio. Verremo infatti catapultati non solo nelle vicende personali degli abitanti autoctoni, ma anche in quelle dei terroristi, scoprendone l’assoluta umanità. Questi non stanno discutendo di versetti particolari né di particolare violenza ma su Zidane e la nazionale francese.

Proprio il calcio è scelto come strumento dal regista per far emergere il lato più umano di ognuno di noi, ponendo il calcio come valore universale impossibile da estirpare, perfino nei cuori di coloro che paiono perduti.
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