Noura Mint Seymali, voce della Mauritania

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Una delle voci più sorprendenti di tutta l’Africa, ecco a voi Noura Mint Seymali, direttamente dalla Mauritania

Noura Mint Seymali

Noura nasce in Mauritania da una nobile famiglia di griot, sorta di cantastorie molto popolari in questa parte d’Africa. La famiglia influenzerà moltissimo il suo percorso artistico, tanto che, già all’età di 13 anni, si esibiva in concerto assieme alla madre, la leggendaria Dimi Mint Abba, per la quale il padre componeva le musiche. Dopo il matrimonio con il maestro di tidinit (chitarra tipica della tradizione mauritano-maliana), Jeich Ould Chinghaly, formerà con il marito la prima band, iniziando ad esibirsi nel 2004.

Noura Mint Seymali
Da sinistra a destra: Ousmane Touré, Noura Mint Seymali, Jeich Ould Chighaly e Matthew Tinari

La svolta avverrà però nel 2012, quando alla coppia si uniranno il bassista Ousmane Touré e il batterista, nonché produttore, Matthew Tinari che daranno il definitivo assetto al gruppo. I risultati di questa nuova composizione non si fanno attendere e nel 2014 arriva il loro primo album “Tzenni” che si rivela fin da subito un enorme successo. Sarà nel 2016, però, che avverrà il definitivo salto di qualità. Con l’uscita del secondo album “Arbina”, Noura Mint Seymali si consacrerà definitivamente come nuova grande voce del panorama Griot e dell’Africa Occidentale.

Voce e musica del deserto

Con questa rassegna volevamo in qualche maniera riproporre il mitico Festival au Désert, vero e proprio monumento di questa musica e suo punto di riferimento nel mondo. Non a caso proprio nel 2012 Noura cantava nella penultima edizione del festival, dovevamo assolutamente iniziare da lei. La sua musica richiama alle tradizioni della sua terra, posta nel limbo fra mondo arabo e mondo africano, un mix che, anche questa volta, si rivela assolutamente vincente.

Il connubio fra voce e strumenti è incredibile, riuscendo ad avere entrambi il proprio spazio e rimanendo così entrambi protagonisti. Il suo ritmo riesce a prendere il meglio della propria tradizione, senza però cadere nell’autocompiacimento e donando alle nostre orecchie sonorità nuove, mai sentite prima in Italia. Il suo strumento, l’ardin, l’arpa tipica della tradizione mauritano-griot, contribuirà all’illusione, trasportandovi in terre lontane e dalle musicalità ammalianti.

Vi lasciamo sotto la playlist da cui attingeremo in questi giorni, sono accettati suggerimenti.

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