“Timbuktu” di Abderrahmene Sissako

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Oggi vi portiamo a Timbuktu con uno dei film subsahariani più belli di sempre. Verremo trascinati nella leggendaria città del deserto, per assistere all’impatto degli indomabili abitanti con gli pseudo-jihadisti, accompagnati da musiche e luoghi straordinari.

Timbuktu

Un pastore di bestiame vive con la sua famiglia in un villaggio nei pressi di Timbuktu, in Mali. La tranquillità vissuta tra le dune del deserto viene bruscamente disturbata dall’arrivo di elementi armati jihādisti, i quali impongono la Sharīʿa e mettono al bando la musica, il calcio e le sigarette. Procedono quindi a matrimoni forzati, perseguitano le donne e improvvisano loro tribunali che emanano sentenze ingiuste e assurde, basate su una visione settaria dell’Islam. Malgrado la ferocia della loro repressione, la popolazione resiste coraggiosamente, in nome di una differente visione giuridica, sociale e culturale dell’Islam.

La resistenza di una terra meravigliosa

In “Timbuktu” veniamo portati davanti alla realtà sub-sahariana, spesso nascosta ai grandi mezzi d’informazione, ma che fu per per secoli vero e proprio cuore pulsante del mondo. Fa specie come la città che fu capitale dell’Impero maliano, uno dei più ricchi e potenti nell’intera storia dell’umanità, sia caduta anch’essa sotto i colpi degli pseudo-jihadisti, in grado di sottomettere gli edifici ma non i suoi abitanti.

Timbuktu

Questi al contrario mostreranno fortissimi il loro senso di orgoglio a di indipendenza, non accettando mai di sottomettersi ai barbari invasori e mostrando al contrario tutta la loro fierezza e attaccamento alla loro cultura.

La musica del deserto

Particolare risalto viene dato nel film proprio al contrasto con la musica, parte assolutamente integrante della vita pubblica e privata di quei luoghi. Il popolo tuareg ha infatti da sempre sviluppato una profondissima propensione per questa forma di arte che è diventata nei secoli una loro vera e propria peculiarità. Proprio a questo si deve nel film una finissimo dosaggio dei suoni e un’attentissima scelta dei brani, volti a raccontare quanto più possibile la cultura di questi luoghi e i suoi diversi popoli.

Timbuktu
Fatoumata Diawara in una scena del film

All’interno della pellicola sono infatti presenti due grandi voci locali quali Fatoumata Diawara, che interpreta la cantante del villaggio, e Toulou Kiki, voce del gruppo tuareg Kel Assouf e che in questo film interpreta, appunto, la moglie del pastore nomade Kidane.

L’assurdità del fanatismo

Molto interessante nel film il ruolo che gli pseudo-jihadisti hanno con l’imam locale, quest’ultimo sarà la vera voce dell’Islam all’interno della pellicola, mostrando le assurdità delle loro scelte e le loro reali motivazioni.

Timbuktu

Altro elemento interessante sarà il rapporto di questo popolo con il calcio, qualcosa che trascende da tutto e che, proprio per questo viene preservato ad ogni costo. Indimenticabile la scena in cui i ragazzini si ritroveranno a giocare una partita con un pallone immaginario, troppo innamorati di questo gioco per abbandonarlo, anche davanti ad una potenziale condanna. Il film è un’incredibile affresco di questi luoghi, mettendone in risalto ogni aspetto della sua cultura e del suo popolo e l’assurdità del fanatismo pseudo-religioso in ogni suo aspetto. I luoghi e i suoni del film vi trascineranno poi in un universo magico, probabilmente uno dei meno conosciuti dell’Africa e al tempo stesso uno dei più belli in assoluto.

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