Ponte33, ponte con la Persia

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Il tema finale era “saggezza e pazienza”, chi meglio di una casa editrice specializzata in letteratura persiana, per concludere questa fantastica settimana? Oggi vi presentiamo Ponte33, una casa editrice già leggendaria per gli amanti del mondo irano-persiano, a farci da Cicerone: Bianca Maria Filippini, una delle fondatrici dell’iniziativa.

K: Il progetto di Ponte33 nasce nel 2008, voi però come vi siete avvicinate alla cultura persiana? Avete avuto una figura o un qualcosa che ha dato una direzione al vostro percorso, o è stata la somma di tante piccole?

B: Sia io che Felicetta Ferraro abbiamo studiato all’Orientale di Napoli, dove abbiamo conseguito laurea e dottorato di ricerca. Negli anni io ho insegnato come docente a contratto di Letteratura persiana e Felicetta Ferraro Storia dell’Iran. Per la nascita di Ponte33 “galeotta” fu la mia permanenza a Tehran per le ricerche dottorali. Fui ospitata proprio da Felicetta Ferraro, che allora era addetto culturale dell’Ambasciata d’Italia a Tehran ed era un punto di riferimento insostituibile per chi volesse studiare in Iran, soprattutto per la grande disponibilità con cui metteva in contatto studiosi italiani e iraniani.

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Felicetta Ferraro e Bianca Maria Filippini, le fondatrici di Ponte33 a Teheran

La nostra è una passione sbocciata all’Università e coltivata negli anni di studi e frequentazioni con l’Iran che ci hanno fatto sentire felicemente a casa in un altro Paese. Stando in Iran abbiamo constatato un effervescente clima culturale, i cui protagonisti ci hanno sempre generosamente coinvolte. Allora abbiamo deciso che avremmo dovuto “fare da ponte” tra l’Iran e l’Italia per far conoscere la letteratura persiana contemporanea di cui nel nostro Paese non si conosceva nulla.

K: In Italia ci sono diverse case editrici che portano autori di lingua araba, il fatto di esser gli unici a portare solo autori persiani lo vivete come un vantaggio o uno svantaggio? Perché?

B:  Il fatto di essere stati per molto tempo l’unica casa editrice a tradurre opere di autori che scrivono in lingua persiana è stato per noi un motivo di orgoglio, proprio per il valore che queste opere rappresentano sia in termini letterari ma anche di diffusione di una ricca e profonda cultura a cui vorremmo si avvicinassero non solo studenti e studiosi ma anche “semplici” lettori italiani. Negli anni abbiamo constatato con gioia che molti lettori semplicemente incuriositi dal progetto ci hanno seguito con costanza e sincero interesse, pungolandoci a non mollare e fare sempre meglio.

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La presentazione di “L’autunno è l’ultima stagione dell’anno” alla Fiera Internazionale del Libro di Tehran.

K: Oltre all’Iran portate anche autori persiani di Afghanistan e Tagikistan, come mai avete scelto proprio questi due paesi anziché, ad esempio, autori azeri o uzbeki?

B: Essendo iraniste con competenza di lingua persiana, abbiamo deciso di far conoscere la produzione contemporanea in questa lingua. Siamo state molto felici di aver conosciuto e fatto conoscere uno scrittore afgano come Mohammad Hossein Mohammadi, autore di “I fichi rossi di Mazar-e Sharif”, che ha a lungo vissuto in Iran, dove ha studiato e si è imposto sulla scena letteraria riscuotendo successo di critica.

K: Il vostro primo romanzo pubblicato è stato “Come un uccello in volo” di Fariba Vati, cosa rappresenta per voi questo libro? È stata una scelta frutto del destino o volevate che fosse proprio questa la vostra prima pubblicazione?

B: “Come un uccello in volo” di Fariba Vafi è un romanzo a cui siamo molto legate, non solo per il valore simbolico che rappresenta come prima e felice uscita del nostro catalogo. E’ un romanzo che amiamo perché bello, ben scritto, e perfetto per rappresentare l’universalità della buona letteratura.

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L’autrice Fariba Vafi è stata nel 2010 ospite in Italia per un tour promozionale e seguirla in quello che era allora il suo primo viaggio fuori dall’Iran è stata un’esperienza unica. Ora è una schiva e fine protagonista della scena letteraria iraniana e siamo molto orgogliose di averla conosciuta e fatta conoscere.

K: In “L’ariete” di Mehdi Asadzadeh veniamo catapultati in una Teheran molto diversa da quella che siamo abituati ad immaginare. Quali sono, a vostro avviso, i “mondi” presenti in Iran e quale di questi ritenete sia più affascinante?

B: Parlare delle diverse anime dell’Iran è un’impresa ardua ma fondamentale per combattere gli stereotipi con cui finora è stata “filtrata” la visione che si ha dell’Iran. Quel che possiamo dire è che i romanzi che abbiamo pubblicato e pubblicheremo “rispecchiano” queste anime, come tessere di un mosaico, e il nostro invito a leggerli è un invito a farsi “destabilizzare”.

K: Sempre in “L’ariete”, il protagonista punta a riconquistare l’amata con una collezione di libri rari. Quale credete che sia ad oggi il valore dei libri? Nel mondo persiano si ha la stessa concezione presente in Europa o cambia qualcosa?

B: In “L’ariete” come in “L’autunno è l’ultima stagione dell’anno” risalta il grande valore attribuito alla cultura dai giovani, aspetto che stupisce noi italiani ma che rappresenta una importante chiave di lettura per comprendere l’Iran e la sua giovane società, orgogliosa della propria eredità culturale e ansiosa di confrontarsi con noi sul terreno della cultura.

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Nasim Marashi, autrice di “L’autunno è l’ultima stagione dell’anno”

K: Il 21.03 è ufficialmente iniziato il nuovo anno persiano, quali sono i vostri progetti per il futuro? C’è qualcosa che desiderate augurare a voi stessi e ai nostri lettori?

B: Con il nuovo anno abbiamo immesso nuove energie nel nostro progetto, soprattutto grazie alla collaborazione di due nuovi soci, Giacomo Longhi, giovane e talentuoso traduttore, e Stella Morgana, eccellente studiosa di società iraniana. Siamo certe che abbiamo seminato bene e che i frutti saranno ancora molti. Ce lo chiedono lettori e autori!

Ringraziamo ancora profondamente Ponte33 per averci dato la possibilità di raccontare la loro fantastica avventura editoriale. Iniziative come queste sono preziosissime per collegare due culture solo all’apparenza lontane. Potete seguire Ponte33 anche su Instagram e Facebook. La settimana si conclude con l’ultimo simbolo, il serkeh, ovvero l’aceto, rappresentazione perfetta di “pazienza e saggezza”.  Seguiteci sulla nostra pagina facebookYouTube e Instagram, ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e ci aiuta a dedicarci sempre di più alla nostra passione: raccontare il Medio Oriente.

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Serkeh

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