“La terrazza proibita” di Fatema Mernissi

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Terminiamo la settimana dedicata alla donna, con una delle autrici più importanti dell’intero mondo islamico. In “La terrazza proibita”, Fatema Mernissi ci racconterà della sua infanzia passata in un harem di Fez, sfatando miti occidentali e al contempo facendoci capire davvero il femminismo arabo.

La terrazza proibita

”Venni al mondo nel 1940 in un harem di Fez, città marocchina…”. Così Fatema Mernissi, una della voci femminili più eloquenti del mondo islamico, apre quest’intensa memoria d’infanzia. L’harem dove la piccola Fatema cresce è molto diverso dai favolosi serragli dei sultani: è piuttosto un’ampia, splendida casa ricca di cortili fioriti e fontane, di stanze ovattate da tendaggi e tappeti, dove convivono le famiglie di due fratelli insieme a molte donne con loro imparentate e ai servitori. Tuttavia, resta un luogo in cui le donne sono sottomesse a precise regole imposte dagli uomini, prima fra tutte quella di non varcare i sacri confini delle mura domestiche.

Memorie di vita

“La terrazza proibita” è un affresco appassionante del Marocco durante la sua rivoluzione culturale. Fatema infatti sarà la prima ragazza della famiglia a frequentare un liceo d’ispirazione francese, allargando sempre di più le distanze con il passato. Il romanzo ci offre un immagine molto significativa e graduale dei cambiamenti presenti in Marocco in quegli anni, ponendo la luce anche su come questa transizione sia stata regolare e continuativa nel tempo. Basti pensare alle diverse concezioni di giusto e sbagliato fra la madre della protagonista e la nuora, Lalla Mani, severa custode delle tradizioni, anche se sfavorevoli per le donne.

Fatema Mernissi
Fatema Mernissi

Molto interessanti anche gli aspetti socio-culturali, come ad esempio la differente libertà femminile in campagna e in città. Nel libro viene infatti alla luce l’incredibile distacco fra la vita cittadina e quella di campagna, nella quale, ad esempio, non era obbligatorio per la donna coprirsi. Molto curioso come, quando la popolazione rurale si sposterà in città, paradossalmente porterà il velo per sentirsi più cittadina. Nel romanzo l’autrice racconta anche dell’amore per Asmahan, di rituali quali la visita al hammam e della tendenza delle donne marocchine verso sortilegi e intrugli di diverso tipo. Molto particolare anche il suo racconto della Gnawa, vissuto in prima persona in un’epoca in cui manteneva ancora intatto il lato spiritico.

Tutto in un harem

Protagonista vero e proprio del testo è però senza alcun’ombra di dubbio l’harem, unico luogo in cui tutto può accadere. In quegli anni si stava iniziando a dibattere su l’effettiva utilità di questa usanza che, come sottolinea più e più volte l’autrice, è completamente diversa dall’idea diffusa in Occidente. Nell’harem dei Mernissi, ad esempio, vivono più donne, tutte però imparentate e che sono a loro volta divise in due famiglie, quella di Fatema e quella del cugino Samir, suo fido compare.

Fatema Mernissi

Tale luogo assume allora, piuttosto, quello di una grande casa familiare, all’interno delle quali sono confinate più donne che vivono assieme. L’unica reale differenza fra questa “istituzione” e quella presente in alcune realtà particolarmente retrograde del nostro paese, era legata alla possibilità, nell’Islam, di avere fino a 4 mogli.

Femminismo di vita

Il romanzo di Fatema Mernissi riesce a mostrare la lotta femminista sotto il suo profilo umano, senza mai perdere stile o cadendo in ideologia accademica. “La terrazza proibita” ha infatti uno dei doni che apprezziamo di più in assoluto: veicolare un grande messaggio in maniera naturale e per tutti. Il libro, di per sé, non sono altro che delle memorie di una ragazzina, ma proprio per questo riescono a portare il messaggio senza forzare la mano. L’autrice riesce a mostrarci quello che vedeva lei a 10 anni, non mostrarci il perchè del femminismo, ma facendocelo capire, cosa decisamente più importante per dei reali passi in avanti.

Fatema Mernissi

Leggendo questo romanzo riusciremo appieno ad immedesimarci nella lotta delle donne marocchine di quell’epoca, il cui sogno più grande era quello di poter essere libere, nulla di più. Sia chiaro: nessuno dei personaggi maschili si dimostra “cattivo”, tutti però, hanno difficoltà nel rendersi conto che, il tempo, ha bisogno di fare il suo corso e ciò che viene dal passato non sempre è buono e giusto.

Siamo orgogliosi di aver terminato questa settimana portandovi quest’autrice incredibile, da tempo aspettavamo l’occasione giusta per leggere uno dei suoi libri, dobbiamo ringraziare voi lettori per la spinta. A tal proposito, questo weekend usciranno due interviste, il tema della settimana successiva ci piacerebbe però che foste voi a suggerircelo. Seguiteci sulla nostra pagina facebookYouTube e Instagram, ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e ci aiuta a dedicarci sempre di più alla nostra passione: raccontare il Medio Oriente.

Questo articolo ha 0 commenti.

  1. Come ho già detto, è stata davvero una settimana interessante; amo molto la letteratura scritta dalle donne e le autrici che avete proposto non le conoscevo per cui vi ringrazio per avere allargato i miei orizzonti.

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