Intervista al Progetto Aisha

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Abbiamo chiesto ad Amina Al Zeer di parlarci del Progetto Aisha, un’associazione nata nel marzo 2016 per contrastare la violenza sulle donne ed aiutarle a ritrovare il proprio valore perduto. Riteniamo che sia fondamentale fermarsi a riflettere su drammi di questo tipo, troppo spesso nascosti.

K: Parlaci del Progetto Aisha, come nasce e quali sono i suoi obiettivi?

A: Il Progetto Aisha nasce nel marzo 2016 come attività socio-culturale del CAIM (Coordinamento Associazioni Islamiche Milano, Monza e Brianza) per contrastare la violenza sulle donne e le MGF (mutilazioni genitali femminili), diventando associazione nel aprile 2017. Da poco abbiamo aperto la nostra sede in via Palmanova 59, all’interno della quale svolgiamo attività come: formazione, prevenzione, sensibilizzazione ed assistenza. Al momento lo staff è composto da Selma Ghrewati (presidente), Sara Sayed (consigliera), Bianca Guarino (segreteria) e dalla sottoscritta in qualità di vicepresidente.

Progetto Aisha
Le 4 responsabili del Progetto Aisha

La nostra visione è quella di una società in cui uomini e donne possano godere degli stessi diritti, doveri e opportunità, vivendo in una mutua collaborazione. La nostra missione è di batterci affinché sia riconosciuto il valore della figura femminile, favorendo così libertà di scelta, sociale ed economica. Ci tengo a sottolineare che la nostra associazione non fa nessun tipo di discriminazione, dal nostro punta di vista siamo come dei medici e proprio per questo proviamo ad aiutare chiunque. Non a caso nella nostra associazione ci sono anche volontari uomini.

K: La presenza di uomini non spinge le donne ad essere più riservate? Qual’è il percorso che di solito seguite?

A: Dipende molto dalle donne in questione. Tendenzialmente, però, al primo incontro preferiamo che ci siano solo volontarie donne, certe domande sono davvero forti e capiamo il disagio nel rispondere con un uomo davanti. Di solito dopo il primo incontro facciamo un gruppo WhatsApp chiamato “Insieme per…” con il nome della ragazza. All’interno di quest’ultimo possono esserci diversi volontari, un avvocato civilista o penalista (a seconda dei casi) e, se è seguita da noi e non ha già il suo, da uno psicologo.

Progetto Aisha
La biciclettata organizzata nel 2017 a favore dei diritti delle donne

K: Parlaci delle tipologie di casi che vi sono capitati

A: Siamo a 75 diversi casi, senza contare le richieste dall’estero. Purtroppo in questi ultimi casi il tutto diventa più complesso anche a causa delle distanze e dei diversi problemi che queste situazioni si portano dietro. Posso dirti ad esempio che ci è arrivata la richiesta da una ragazza bloccata in Tunisia e che ogni giorno viene picchiata e stuprata dal compagno, lei potrebbe anche scappare ma ha paura per i propri figli che sono lì. Purtroppo quanto più sono lontane dal nostro territorio, quanto più diventa difficile reagire e dare strumenti adatti. Non trattiamo minorenni ma all’interno di questi casi ne sono coinvolti, purtroppo, ben 152.

Progetto Aisha

K: La violenza sulle donne è un fenomeno in crescente aumento, dalla tua esperienza, come te lo spieghi? Per quanto riguarda l’Italia posso dirti che purtroppo ha origini antichissime, basti pensare al “delitto d’onore”

A: Molte volte è qualcosa di regresso a livello di psiche, spesso il maltrattante ha già vissuto queste cose da piccolo e proprio per questo hanno l’incosciente tendenza a ripeterlo. Purtroppo la violenza psicologica è tremenda perché molte volte il male che quest’ultima può commettere non visibile fin da subito, i suoi effetti sono però altrettanto tremendi. A causa sua la vittima si convince ad accettare i trattamenti del suo aguzzino, isolandosi e rifiutando ogni aiuto. Anche sulla prole gli effetti sono catastrofici, spingendola all’apatia e aumentando di molto i rischi che questo ciclo non veda mai fine. Pensiamo che in questi casi il ruolo degli imam sia fondamentale, proprio per questo abbiamo stabilito una collaborazione stabile e fissa con la loro associazione. Se loro per primi notano il problema, può essere molto più semplice porre un rimedio subito.

Progetto Aisha

Non bisogna poi dimenticarsi dell’esistenza di altri due tipi di violenze: quella assistita e quella economica. Molto spesso vanno a braccetto e sono quelle che abbattono definitivamente le vittime. Talvolta il nucleo familiare fa pressione sui sensi di colpa della vittima, spingendola a rimanere nelle braccia del suo carnefice, abbandonando così ogni cura. Altre volte invece gli strumenti dell’aguzzino pressano la donna economicamente, impedendola anche di ricevere l’assistenza che merita; potrei raccontarti casi di signore che hanno scoperto solo dopo di aver a loro intestate proprietà… . Con i nostri laboratori cerchiamo appunto di far riscoprire alle donne il loro valore, contribuendo anche al loro reinserimento nella società.

K: Oggi è la giornata mondiale contro le MGF, è un fenomeno presente in Italia? Vi sono mai capitati casi di questo tipo?

A: Purtroppo è un fenomeno giunto anche in Italia con le migrazioni e che riguarda soprattutto la comunità che da sola rappresenta il 90%; anche se c’è da dire che la loro è una mutilazione, fortunatamente, solo di primo livello, tanto da essere anche chiamata “circoncisione femminile”. Basta però togliere una parte del clitoride alla donna affinché goda per sempre di minor piacere, se pensiamo che nell’Islam la moglie può chiedere il divorzio se non è appagata sessualmente, capiamo la follia del tutto.

Progetto Aisha
Uno degli incontri organizzati dal Progetto Aisha

Sembra che le origini di questa pratica vadano ricercate nelle tradizioni dell’Antico Egitto e che inizialmente un valore estetico, caduto sempre di più nella cultura popolare; ancora oggi, sono soprattutto le nonne quelle che organizzano il tutto. Vi invito, se siete interessati, a conoscere la storia di Sara Ahmed, una ragazza egiziana nata a Roma che contro tali pratiche combatte quotidianamente. Penso che sia fondamentale non farla passare come una pratica del passato perché non lo è e tutt’oggi colpisce moltissime donne anche in Italia, costrette a perdere per sempre parte di un tesoro tanto prezioso ed intimo.

Ringraziamo profondamente Amina Al Zeer per l’intervista, riteniamo che sia fondamentale fermarsi a riflettere su drammi di questo tipo, troppo spesso nascosti agli occhi dei più fino a quando è troppo tardi. Per qualsiasi informazione vi lasciamo il loro sito e la loro pagina facebook, potrete informarvi meglio sia che abbiate bisogno di sostegno, sia che vogliate sostenerli.

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