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Durante la nostra settimana della lingua araba, ci sembrava interessante mostrarvi quali sono i 7 libri che noi per primi desideriamo sotto l’albero. Indecisi sugli acquisti? Magari questo articolo fa per voi
“Nero Pakistan/Il fumo della falena” di Mohsin Hamid
“Pakistan, Lahore. Un giorno come tanti, Daru – 30 anni, funzionario di banca litiga con un cliente importante e finisce licenziato in tronco. È l’inizio di un declino vertiginoso e inesorabile. Sopraffatto dai debiti e dalla rabbia, Daru perde il suo posto nella nuova élite pakistana sedotta dai riti e dai miti dell’Occidente. Mentre, al riparo di inaccessibili ville, il moderno jet set nazionale passa da un party all’altro, lui, offuscato dal calore soffocante di un’estate alla quale non può più sfuggire, si perde nell’amore per la bellissima e inquieta Mumtaz, moglie del suo miglior amico, e si distrugge tra i fumi dell’hashish e dell’eroina, che inizia a spacciare nei salotti della buona società. E si brucia, come le falene che guarda morire al fuoco delle candele nelle lunghe notti di solitudine. Rinchiuso in una squallida cella, in attesa di giudizio, è Daru stesso a raccontare il suo inferno, mentre altre voci si alzano per svelare altri pezzi di storia, in un cambio di prospettiva di grandissima forza.” È stato appena ristampato con il nome di “Il fumo della falena”.
“Infelicità araba” di Samir Kassir
“La riflessione di Kassir sulla condizione araba muove dalla necessità che siano gli stessi arabi ad assumere consapevolezza del proprio declino: un declino prima di tutto civile e culturale, risultato di una reazione sbagliata all’irruzione della modernità in quel mondo. Occorre reagire all’immobilismo dello spirito civile, guardando senza nostalgia ai momenti più vitali della storia araba e assumendo pienamente la sfida della modernizzazione e della democrazia. Kassir è stato assassinato il 2 giugno 2005 da un commando terrorista a Beirut, dove viveva e lavorava come giornalista del quotidiano «An Nahar».”
“I Canti della vita” di Abu Qasim Ash-Shabbi
“I canti della vita – per la prima volta in lingua italiana – sono il capolavoro di Abu’l Qasim ash-Shabbi (1909 – 1934), il maggiore poeta tunisino del Novecento, rinomato e apprezzato in tutto il mondo arabo, eppure quanto mai scomodo e osteggiato nel suo stesso milieu di provenienza. Ash-Shabbi è stato tenuto nell’ombra per molti decenni, quasi fosse impresentabile, avendo egli osato criticare e contestare, con rara audacia, l’arretratezza e i limiti della cultura e dei costumi del suo tempo in Tunisia e negli altri paesi arabi, con parole ancora attualissime.”
“Sufismo e taoismo” di Toshihiko Izutsu
“La prima traduzione italiana di Toshihiko Izutsu, un’indiscussa autorità negli studi filosofici metafisici delle scuole di sufismo islamico. Tradotto in circa trenta lingue, Toshihiko Izutsu ha illuminato il mondo con la sua innovativa teoria dell’armonia tra i popoli. Un approccio meta-filosofico basato sul confronto tra culture a partire dalla consapevolezza che i valori fondanti propri di una religione possono essere ritrovati anche nelle altre. sufismo e taoismo straordinariamente a confronto. La forma di ricerca mistica tipica dell’islamismo e la religione originaria della Cina del II secolo a.C. unite in un’unica appassionante opera.”
“Filastin. L’arte di resistenza del vignettista palestinese Naji Al-Ali” di Naji Al-Ali
Naji Al-Ali è stato assassinato a Londra nel 1987 per quelle idee politiche che ha espresso con forza nelle sue opere ogni giorno della sua vita. È uno dei vignettisti più importanti della storia del mondo arabo e alla sua morte ha lasciato un’eredità di oltre quarantamila vignette. Handala, il suo personaggio più importante, è una vera e propria icona della resistenza palestinese ed è popolarissimo nei paesi arabi come nel resto del mondo. Filastin in arabo significa Palestina. Naji Al-Ali è uno dei suoi figli e ancora bambino ha dovuto lasciarla per diventare profugo come la maggioranza dei palestinesi a causa della proclamazione dello Stato d’Israele. Filastin è la terra in cui non ha potuto fare ritorno ed è il centro di tutta la sua opera artistica ma “non solo nel senso geografico, ma anche umano e simbolico, cioè la causa giusta ovunque sia nel mondo”. Il suo obbiettivo era quello di avere un dialogo diretto e quotidiano con chi viveva la sua stessa realtà: dal campo profughi palestinese alle grandi città arabe. Naji Al-Ali ha lavorato per le maggiori testate giornalistiche del mondo arabo ed è tuttora molto pubblicato.
“Le ali spezzate” di Khalil Gibran
La vicenda particolare, quella autobiografica di un amore tragicamente deluso, è punto di partenza di una sublime riflessione sull’amore. C’è un’insolita lucidità nei due giovani che si incontrano sotto le stelle del Libano nei giardini di “Ali spezzate”, una capacità di delineare con chiarezza la propria situazione interiore e gli sconvolgimenti che l’amore provoca in loro. L’immediata frustrazione del desiderio li rende maturi, li obbliga a compiere delle scelte anche radicali e, in tutto questo, a illustrare agli occhi del lettore le altezze più vertiginose che un legame tra spiriti assonanti dischiude agli esseri umani. Le ali degli amanti, seppur spezzate, definiscono la perfetta traiettoria di un volo verso vette raggiungibili solo in una parabola d’amore.”
“Dialettologia araba” di Olivier Durand
In tutte le lingue del mondo si osserva un solco più o meno marcato tra la lingua spontaneamente parlata e quella sorvegliata, che si identifica con la lingua scritta, o “standard”. La storia particolare dell’arabo fa sì che nel suo caso il solco in questione sia molto più scavato, di modo che l’arabo standard e l’arabo parlato di una qualsiasi località arabofona risultino sempre reciprocamente inintelligibili. Mentre le situazioni improntate ad alta formalità esigono l’arabo standard (pena la riprovazione), quelle informali per contro non lo ammettono ed esigono l’arabo dialettale (pena l’irrisione o il disagio). Chiunque si trovi ad interagire con il mondo arabo, quindi, avrà a che fare tanto con l’arabo standard quanto con l’arabo dialettale. La dialettologia araba si rivolge alle forme adoperate nel parlare informale e spontaneo, e costituisce pertanto un insegnamento strettamente complementare a quello della lingua araba e indispensabile a chi voglia gestire in maniera efficace e competente la complessa strutturazione sociolinguistica del mondo arabo.
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