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Oggi siamo orgogliosi di presentarvi Maram Qaisi, una delle calligrafe più interessanti del panorama italiano, innamorata dell’arte delle sue radici giordane.
K: Cosa ti ha spinto sull’arte della calligrafia? Quanto hanno influito le tue origini nel fartela scoprire?
M: Tutto è partito quando un giorno, 4 anni fa, vedendo qualche opera di calligrafia araba in rete. Mamma mi disse che, quando era a scuola, le avevano insegnato un po’ di khat e con una matita scrisse qualche versetto del Corano in calligrafia: fu amore a prima vista. Subito cercai un tutorial su come scrivere in calligrafia e mi misi a scopiazzare.

Da quel giorno ho iniziato a cercare sulla rete informazioni riguardo a questa nobile arte, ma purtroppo ho trovato davvero poco. La scintilla che mi ha fortemente aiutata a imparare la calligrafia araba è stato il calligrafo Eyas El Shayeb, residente a Milano, che mi ha dato le dritte per imparare seriamente, seguendo regole minuziose e molto precise e partendo dallo stile ruq’a. Al momento sto imparando anche lo stile diwani.
K: Qual’è il tuo stile preferito e quale sogni la notte? C’è una storia dietro o è piuttosto il piacere estetico?
M: Lo stile che mi fa emozionare e commuovere per la sua affascinante bellezza ed eleganza è senza dubbio il Thuluth, il più complicato degli stili, la meta ultima di ogni studente di calligrafia.

Anche in questo caso è stato il calligrafo Al Shayeb a farmi innamorare di questo stile; infatti compone spesso opere in Thuluth a dir poco grandiose.
K: Al giorno d’oggi stanno nascendo in Italia e all’estero sempre più artisti che utilizzano questa tecnica per lavori molto diversi. Nel 2012 ad esempio il noto artista eL Seed fu criticato per aver decorato (su commissione della moschea) un minareto con un versetto del Corano scritto nella sua arte.
Pensi che questo sia un fuoco di paglia o un reale problema per chi vuole sviluppare nuovi stili?
M: Apprezzo chi cerca di rendere un’arte classica come la calligrafia araba comprensibile e accessibile a tutti, ma credo che ciò vada fatto con il rispetto delle regole del khat; altrimenti si esce dalla sfera della calligrafia araba e si entra piuttosto nell’arte fine a se stessa.
Degli stili moderni però condivido solo quelli che si basano sulla calligrafia classica, non inventando ex novo.
K: Che impatto pensi possa avere le calligrafia sulle seconde generazioni?

M: L’impatto che può avere è notevole, e spero vivamente che la calligrafia araba in Italia venga conosciuta da molti e che venga apprezzata per quello che vale veramente.
K: Ti piacerebbe sviluppare un progetto in particolare con la calligrafia? Dove ti piacerebbe arrivare chiudendo gli occhi?
M: Non penso a un preciso progetto, ma mi piacerebbe diffondere quest’arte soprattutto nella cultura a cui mi sento maggiormente appartenere, ovvero a quella italiana. Un mezzo per raggiungere questa meta potrebbe essere organizzare laboratori di calligrafia aperti a tutti, per sensibilizzare le persone.

Per quanto mi riguarda la mia meta è senza dubbio imparare lo stile Thuluth, ma la strada da percorrere è ancora lunga e in salita, ma piano piano, con tanta pazienza e buona volontà e con l’aiuto di Dio spero di farcela, in shaa Allah!
Ringraziamo ancora Maram Qaisi per la splendida intervista, potete trovarla su Instagram dove ci mostra quotidianamente la sua arte. Seguiteci sulla nostra pagina facebook, Spotify, YouTube, Twitter e Instagram, oppure sul nostro canale Telegram. Ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e ci aiuta a dedicarci sempre di più alla nostra passione: raccontare il Medio Oriente.
non so, hanno un che di ipnotico … molto belle