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Ancora una volta l’orgoglio azzurro è la nazionale femminile a sbalordire e ancora una volta lo fa portando l’esempio di un’Italia unita e multiculturale. La medaglia d’oro arriverà, specie se queste sono le premesse.
Un’avventura finita sul più bello
La medaglia non è arrivata, si sa ed è inutile girarci troppo intorno. A un soffio dal traguardo l’Italia si è fatta sfuggire il trofeo più ambito dalle mani della Serbia, campione d’Europa in carica. Nella vita però sono ancor più importanti le premesse perché ti aiutano a misurare la portata del risultato. La nostra nazionale non era la favorita, le nostre giocatrici sono ancora ad inizio carriera, in più parliamo di una nazionale con diverse ragazze di seconda generazione in un periodo come questo. No, le premesse non erano delle migliori.
Le italiane però hanno sgomitato per il loro posto al mondiale, ci hanno creduto più di altre e solo il fato non le ha permesso di raggiungere quello che sarebbe stato il giusto coronamento di un sogno. Le ragazze hanno avuto più fame dei loro connazionali, nazionale data inizialmente per la favorita fra le due, e hanno avuto più fame dei pregiudizi, probabilmente la cosa più importante.
Un volto per una vittoria di tutti
Come nel calcio è l’attaccante a prendersi il palcoscenico, così nella pallavolo lo è la schiacciatrice, in questo caso una mostruosa Paola Egonu. Nata e cresciuta a Cittadella da genitori nigeriani, è l’esempio perfetto di chi è riuscita nello sport a portare alto il tricolore. Ben 324 punti segnati al suo primo mondiale e una carriera che a soli 20 anni promette già di essere indimenticabile.
Voglio essere onesto con voi però: io di volley me ne intendo poco e non fingerò di conoscere le altre campionesse della nazionale. Non m’interessa però, perché questa vittoria, per come è arrivata e per il momento in cui è arrivata, è di tutti. In un paese dove a dominare è l’odio una vittoria è un trionfo per tutto il popolo. Lo è per il “io non sono razzista ma” e lo è per tutti gli altri, perchè è solo con la gioia di vincere che si può fare l’Italia, tutto il resto sono parole al vento.