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La nostra intervista a Sarah Kamsu, una giornalista di seconda generazione, che ha fatto della libertà d’espressione il suo cavallo di battaglia. Dal Camerun per non aver paura di combattere battaglie scomode
K: Chi è Sarah Kamsu?
S: In realtà non mi definisco sono in continua elevazione, evoluzione, eclettica, che ama uscire da sé stessa per scoprire altri modi di vivere e culture. parlo della mia verità, del mio vissuto, un punto di vista autentico. Amo e pratico tutte le arti, dallo sport, al teatro, alla scrittura, alla scienza, Conosco 6 lingue se latino e greco si possono considerare così.
Francese inglese italiano spagnolo. Mi aiuta nella scrittura e lettura non sono lingue morte sono senza dubbio l’evoluzione della nostra lingua. Il mio scopo è ben preciso: come si impara a nuotare nuotando, si impara a essere empatici essendo empatici. Non ci sono scorciatoie.
K: Da dove viene la passione per il giornalismo? C’è il desiderio di portare un messaggio o è qualcos’altro che ti spinge?
S: Sono per l’autodeterminazione di ogni popolo, che inizia con una genuina informazione, istruzione, formazione e lavoro. Sii il messaggio di essere sé stessi, seguire e realizzare il proprio talento, seguire le proprie aspettative fino a conquistar gioie. Il giornalismo è stata una mia scelta oltre che vocazione, una volontà di scoprire sé stessi nell’altro. Quando sei in contatto con storie diverse e autentiche ti arricchisci e impari, ma tramite la scrittura puoi portare questi tesori al mondo, questo secondo me è un valore aggiunto.
K: Come hanno influito le tue origini nel tuo modo di vedere il mondo?
S: Ho sempre viaggiato dall’infanzia, sono sempre stata in contatto con culture diverse, è grazie a loro se negli anni mi sono creata un bagaglio culturale importante. Grazie al giornalismo ho capito l’importanza della Giustizia, dell’Essenzialità, dello stare in battute e della velocità nello stendere un testo, allenandomi scrivere è diventato sempre più semplice e rapido.
La sala stampa è una sorta di competizione chi invia prima vince, personalmente trovo che gli articoli scritti bene difficilmente siano sempre sinonimo di velocità; ci vuole il giusto tempo. Una mente alternativa, fresca, innovativa è sempre vista con estraneità ma col tempo, quando dici la tua verità e sei in grado di dimostrarla, la gente capisce che semplicemente non avevano le tue stesse informazioni elaborate, spiegate, solo sprazzi di luce e tenebre o altri punti di vista.
K: Cosa significa essere una giornalista di seconda generazione in Italia?
S: Interculturalità, ma anche capire che, novità, paragonarci agli altri è non capire il nostro valore. Un valore di essere portavoce di realtà, tematiche del tutto inascoltate o troppo volte trattate con scarsa importanza.
K: Se chiudi gli occhi e immagini la Sarah del futuro cosa vedi e cosa speri?
S: Scrittrice, speaker, creatrice, mi piacerebbe lavorare nel sociale come nelle carceri, dove vado spesso perché lì, lì le persone ti insegnano a apprezzare la Libertà. L’importanza del non giudizio, del dialogo, del confrontarsi, dell’arricchirsi, del creare e crescere insieme nuovi mondi. Sono una light engineer, una che ama vedere modi alternativi e migliori di vivere e essere.
