Oggi, la pace

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13.03.17

Ero seduto in mezzo ad un parco, nella prima sera, quando il tramonto è appena calato e non resta che la timida notte che piano piano prende coraggio.

Lì, solo su una panchina, il mio pensiero è andato a te, una donna lontana che però mi rimbomba in testa: “Samira, Samira” sembra quasi una sinfonia. Mi son messo a pensarti, con quel sorriso unico e la tua piccola, ma incantevole figura.

Ti pensavo in Marocco, forse eri anche tu su una panchina, a meravigliarti ancora una volta delle magie di questo mondo e a come una tranquilla notte stellata possa rasserenarci fin nel profondo, facendoci perdere la concezione del tempo e di ciò che è giusto e sbagliato. Perché in quel momento conta solo una cosa: sentirci in pace. Nient’altro.

Mi son messo a pensarti e improvvisamente ho fatto una mossa strana, stupida agli occhi esterni, ma che per me aveva un significato nascosto, ti ho fatto spazio su quella panchina. Lo so, se ero solo il mio gesto non aveva molto senso, ma volevo condividere quel momento con te, magari solo con il tuo spirito, magari solo con la mia fantasia che ho di te, ma che importa ?

In quel momento ti vedevo con la testa sulle mie ginocchia, a guardare le stelle e a farti accarezzare i capelli e nessuna visione sarebbe stata migliore di quella.

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