Müslüm Gürses, la voce della Turchia

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Ci sono dei cantanti che, inevitabilmente, finiscono per diventare un ritratto vivo ed incredibilmente fedele del proprio paese. Se in Egitto e Libano abbiamo Umm Kulthum e Fairouz, in Turchia c’è Müslüm Gürses, meglio noto come Müslüm Baba.

Umili origini

Quando parliamo di ritratto non stiamo scherzando, Müslüm Baba è Il Turco in tutto e per tutto, a partire dalle origini, radicate nell’Anatolia più povera e rurale. Müslüm Akbaš nasce nel 1953 a Fıstıközü, nel sud est della Turchia, la sua famiglia però è contadina però e costretta ad emigrare ad Adana quando il piccolo Müslüm ha appena 3 anni. Sarà lì che a 13 inizierà a cantare il Türkü, la musica tradizionale turca, mentre lavora nei campi di cotone.

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Nel 1967 però vince un concorso di musica della radio locale e diventando piano piano ospite fisso dei maggiori programmi radiofonici. Da lì cambierà nome in Müslüm Gürses e diventerà un personaggio sempre iconico, entrando, con il passare degli anni, nel cuore di ogni turco. Diventando, così facendo, vero e proprio simbolo nazionale. Morirà poi nel 2013 ad Istanbul a causa di un attacco di cuore, dopo aver passato anni a far innamorare l’intera Turchia di sé e della sua musica.

Uomo del popolo

La grandezza di questo cantante sta proprio nella sua naturalezza: Müslüm Baba era esattamente ciò che il popolo cercava, una figura a cui ispirarsi dopo le trasformazioni di Atatürk. Müslüm Baba rappresenta quel filo che lega i turchi alla storia della propria terra, una figura tanto semplice quanto necessaria per la storia di un paese. Grazie ai suoi temi semplici e alla sua figura tanto popolare quanto perfetta nella sua semplicità. Una sorta di Umm Kulthum made in Turkey, non a caso se una era Umm, “madre”, l’altro è Baba, “padre”.

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Arabesque

Non solo innovatore di Türkü, Müslüm Gürses inventò un vero e proprio genere musicale, tanto immaginato a quell’epoca eppure mai visto realizzarsi, l’Arabesque. Uno stile tutto nuovo che si basa su melodie arabe ma con parole tutte turche, per chi ama il genere qualcosa di incredibile e meraviglioso. I testi poi portano sempre situazione di vita comune: dal perdono (Affet) alle sigarette(Sigara), passando per gli addii ad Istanbul (Istanbul’a Elveda). L’arabesque di Müslüm Gürses prende tutte le sue esperienze personali, trasformandole in melodie uniche e tutte con una buona dose di amore per la “Turchicità” e per questo stato meraviglioso.

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