Mai Khalil, astro nascente dell’underground londinese

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Mai Khalil, un’artista che in passato ha fatto parlare di se grazie ai featuring con Lowkey e Akala e che ora lancia Reflection, il suo primo album da solista.

Mai Khalil, la voce misteriosa

Ci sono voci che, come sirene, ti rapiscono, isolandoti dal pezzo che stavi ascoltando e  facendoti viaggiare in altri universi musicali. Voci che però, una volta finito il pezzo, svaniscono senza lasciare più traccia, introvabili come monete nel deserto.

Mai Khalil non può che rappresentare la categoria, con tanti pezzi in featuring e solo un’album da solista, certo, i suoi duetti fan paura sia per la qualità che per livello dei musicisti. Nata da una famiglia siriana emigrata a Londra, Mai Khalil si è strada nella scena underground inglese, un magico luogo diventato casa di artisti come Lowkey o Akala, solo per citarne alcuni. Grazie a loro si è fatta conoscere e ha combattuto battaglie riuscendo poi, finalmente, a sfornare il tanto atteso album da solista: Reflection.

Una nuova sfida

In Reflection Mai Khalil mette tutta se stessa e mettendo il proprio focus sulla femminilità araba. L’artista ha fatto un lavoro incredibile, costruendo un album che va ha ascoltato in ordine, dal primo all’ultimo in crescendo di potenza.

Mai Khalil

Se in fatti in Little Arab Girl le melodie e le sonorità sono più dolci, quasi una ninnananna, si passa a brani come Ahh o Still I Rise che portano invece uno stile underground e delle tematiche molto più esplicite e forti con hook fortemente politicizzati.

Mai Khalil è una perla da scoprire, un’artista dal grandissimo potenziale e che ci ha mostrato solo un briciolo di ciò che può diventare. Non fatevela sfuggire

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