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Emre Can, l’esempio perfetto dei nuovi turchi di Germania. Un giocatore con un nome che dice tutto e con una storia dalle fondamenta solide ed un futuro tutto da scrivere.
Un turco di Germania
Emre Can nasce nel 1994 a Francoforte, la sua è una famiglia turca di umili origini emigrata, come tante altre, per sfuggire alla fame di un’Anatolia sempre più povera e con poche speranze. Come tante altre famiglie, però, sceglie di mettere tutte le proprie speranze nel figlio e per farlo non poteva esserci modo migliore di dargli il nome Emre, “amico”. Fate attenzione a questo significato perchè, come spesso accade, il futuro ci viene mostrato già quando nasciamo. Fin da piccolo diventa molto religioso grazie anche all’influenza dei propri genitori, pochi vizi e tanta disciplina che applica subito nel calcio, la sua passione.
Gli sforzi premiano sempre e a soli 15 anni viene chiamato a Monaco dal Baqyern che ha già messo gli occhi su di lui e si sa, in Baviera hanno l’occhio buono. La distanza fa male al piccolo Emre, la mancanza dei genitori si sente ma è lì che si avvicina al suo popolo, ai turchi di Germania. Sono loro a fargli sentire l’affetto dei genitori lontani e a non farlo mai cedere, con delle radici di ferro, sognare lontano è più facile. Nel 2013, dopo solo 1 anno di prima squadra, lascia il Bayern, destinazione Leverkusen. È giunto il momento di allontanarsi dai lidi tanto sicuri quanto impantanati, è ora di aprire le ali e e di sperimentare una nuova sfida per vedere se il percorso fatto finora sia quello giusto.
Il salto
La strada, inutile dirlo, è quella giusta. Il club è in un anno di grazia ed Emre le gioca quasi tutte, confermandosi uno dei migliori centrocampisti di Germania. Nel 2014 a chiamare è il Liverpool e lui non ci pensa due volte, pronto a lasciare la Germania ma non la sua comunità che continuerà a difendere anche lontano, nelle Terre d’Albione.
Arriva in tempo per gustarsi l’ultimo anno di Steven Gerrard, giocatore da sempre ritenuto un esempio e darà molto sia a livello umano sia tecnico. Il primo anno si conclude con una stagione intermedia per il Liverpool, senza fasti e senza tragedie, il Liverpool però merita di meglio e così viene esonerato Rodgers per far posto a Klopp, il più inglese dei tedeschi. Con lui Emre fa il salto di qualità definitivo, trasformandosi in una stella di caratura mondiale e i risultati parlano per lui: titolare fisso con la Germania ed entrambe le finali delle coppe europee, entrambe, purtroppo perse.
Il futuro è bianconero
A fine stagione va in scadenza di contratto, tanti i club su di lui, le richieste non mancano da tutto il mondo. Qui però si vede come torna prepotentemente il nome “Emre”, Sami Khedira, suo amico di sempre, gli parla della sfortuna che alberga sulla sua squadra: in 4 anni due finali e nessuna coppa. Emre vede allora il destino bussare prepotentemente alla sua porta, una squadra che come lui ha subito troppe volte l’umiliazione della sconfitta, una squadra che, come lui, ha fame di vincere e che è forgiata nello spirito dei suoi guerrieri. Possibile non esser solidali? Le basi sono solide, il futuro è tutto da scrivere.