Anelka, emblema della Francia contemporanea

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Nicolas Anelka, giocatore estroso, fuori dal comune, dai sobborghi di Parigi alla conversione, dai titoli alla quenelle. Storia di un uomo che, volenti o nolenti, incarna le mille sfaccettature della Francia contemporanea

Anelka
Anelka al Psg

 

Le Chesnay e il Psg, il primo passo in carriera per Anelka

Nicolas Anelka nasce a “Le Chesnay”, sobborgo di Parigi ad alto tasso d’immigrazione. I suoi genitori sono di Martinica, possedimento francese nei Caraibi. Martinica fa parte di quella Francia invisibile, nessuna rivolta, nessun personaggio abbastanza celebre da esser raccontato, gli unici pochi casi “di successo” diventeranno poi francesi a tutti gli effetti, perdendo la possibilità di mostrare la loro diversità. La storia del giovane Nicolas sarà un continuo ripetersi di questa situazione. Ovunque sia andato ha lasciato qualcosa, anche se di piccolo. È il desiderio segreto di dar voce alla sua gente che lo anima, di aiutare gli indifesi e poter contribuire alle loro gioie lasciando il suo timbro.

Il piccolo Nicolas sceglie di mostrarsi per la prima volta proprio nei sobborghi della capitale francese. Già a 16 anni è considerato un talento assoluto, pronto a diventare uno dei protagonisti del calcio. È lo stesso Anelka a scegliere proprio Parigi come suo primo club. Forse ciò che lo spinge proprio sulle rive della Senna, piuttosto di seguire la strada che porta al Monaco inaugurata da un giovane Henry, è simbolica. Parigi, la capitale dei mille popoli. Quale posto migliore per una carriera al centro del mondo ?

Al Psg Nicolas mostra tutte le sue potenzialità, attaccante di fisico ma anche veloce e in rapido ad adattarsi tecnicamente.

Poteva il più grande allenatore francese in Inghilterra lasciarselo scappare ?

Nicolas Anelka: il passaggio dall’Arsenal e Real Madrid

La carriera del Martinicano sembra seguire un percorso preciso, quasi conoscesse prima le possibili destinazioni e scegliesse sempre la più significativa. Nel 1997 si trasferisce a Londra, sponda Gunners. Quale altra capitale europea potrebbe reggere il passo alla cosmopolita Parigi se non lei ? Nella capitale inglese Anelka inizia a splendere sempre più intensamente. Wenger gli da fiducia, lo mette al posto di Wright, Nicolas mantiene le promesse e segna un gol dopo l’altro, diventando l’ultima grande stella prima dell’avvento di Henry.

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Anelka all’Arsenal

Nel 1999 è il Real Madrid che si presenta alla porta. L’offerta è di 35 milioni, troppi per non tentare Wenger che intanto ha già messo gli occhi con il talento della Juve più si ripete in questa storia. Henry e Anelka, i 2 opposti che hanno rivoluzionato la Francia partendo dai Caraibi. Sarebbe bello, così però non è perchè i 2 si ritroveranno sempre da avversari, arrivando molto vicini dal giocare insieme, ma non abbastanza.  Nicolas lascerà Londra con un grande rimpianto, quello di non aver inciso se non con i piedi, ma lui vuole di più. Non è tipo da accontentarsi.

A Madrid gli occhi sono tutti per lui. “L’enfant prodige”, “il futuro del calcio mondiale”. La stagione però sarà al di sotto delle aspettative, troppo pochi 4 gol in tante presenze. Si nota che qualcosa che non va in lui, in Spagna ha perso il suo entusiasmo, la voglia di lottare su ogni pallone. È lui stesso a notare il cambiamento e a capire se stesso. Nicolas capisce per la prima volta che ha bisogno del calore della gente, non dei tifosi. Non è come tutti gli altri, un personaggio da ammirare allo stadio e basta. È il nuovo Fanon prestato al mondo del calcio. La stagione dopo si ripresenta il Psg con un’offerta da 34 milioni e mezzo, Anelka non se la lascerà sfuggire.

Anelka il ritorno: Psg e Liverpool, il terzo passo

Il terzo passo è forse il meno incisivo nella carriera del francese. Un ritorno a Parigi che deluderà le aspettative ed un ritorno in Inghilterra che non lascia traccia. Il giovane Nicolas è disperato. Non sa come uscire da questo tunnel che sembra aver bloccato la sua carriera per sempre, impedendogli di compiere la sua missione. Impedendogli di far ciò per cui si sente predestinato. Nella disperazione più totale sceglie di affidarsi ai suoi amici, a quelli con cui giocava da bambino a Le Chesnay. Sono loro a dargli la forza di andare avanti, ad illuminarlo piano piano. La compagnia di Anelka viene dalle periferie parigine. Sono africani, arabi e berberi, i popoli che, come per Fanon, gli daranno la forza di combattere e di rialzarsi in piedi. Stavolta per completare la sua metamorfosi sceglie una squadra che poco dopo sarà acquistata proprio da sceicchi. Il Manchester City.

Manchester City, Fenerbahce e l’ultimo passo per la trasformazione di Nicolas Anelka

Molti degli ultimi grandi uomini hanno completato la loro trasformazione con un cambiamento spirituali. Uomini del calibro di Muhammad Alì e Malcolm X, che accettando questa nuova direzione si sono posti in un’ottica diversa rispetto al passato. Per capire meglio il mondo. Per rinascere sotto una nuova luce. Lo stesso cammino è quello intrapreso da Nicolas.

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Anelka al Fenerbahce

Quando arriva a Manchester si ritrova davanti a mille problemi, lui, cresciuto nella banlieu parigina, catapultato in una nuova dimensione. Il primo anno nella città inglese avrà proprio questo sapore, quello di nuove difficoltà da affrontare per diventare grande, stavolta, però nella dimensione che si è scelto.  La rinascita però si vede, è evidente. Anelka poi ci mette anche del suo, 14 gol il primo anno e 25 il secondo, numeri da fuoriclasse, numeri da Nicolas Anelka.

Sente però che c’è ancora qualcosa che gli manca, vuole portare il suo simbolo e la sua storia anche in territori mai visti prima, inesplorati. Vuole intimamente coinvolgere una parte del popolo del calcio che in tutti questi anni è rimasto oscurato dalle grandi potenze calcistiche europee. Per questo nel 2005 si trasferisce ad Istanbul, sponda gialloblu. Nel club turco rimarrà solo 1 anno, il tempo di mettere il suo sigillo, di continuare nella leggenda

Nicolas Anelka: Bolton, Chelsea e le ultime grandi stagioni, il 5° passo

Finita la stagione torna in Inghilterra, al Bolton stavolta. 2 stagioni di grande livello che lo riportano nell’Olimpo del calcio. Nel 2008 l’ultimo trasferimento pesante, ancora a Londra, stavolta sponda Blues.

Con la capitale ha un rapporto particolare, è la sua casa, dalla quale si era separato a malincuore tanti anni prima. Una lunga strada prima di tornare a casa. Nella City Nicolas ritorna ai livelli di inizio carriera. Rinasce, sia fisicamente che mentalmente, l’esperienza fatta in tutti questi anni di pellegrinaggio lo aiutano, lo fanno volare come mai prima d’ora, uno spettacolo negli occhi, una luce particolare che illumina tutto lo stadio. Il Blues poi gli dona, è il colore che ha la fortuna di portare sia in nazionale sia con il club, un modo per ricordare a tutti di come proprio lui sia il simbolo della Francia moderna.

Anelka

Anelka è il re del mondo adesso. Ovunque lui guardi la gente lo ammira e lo inneggia. Dagli abitanti delle Bidonville ai ricchi imprenditori della City, il mondo è finalmente suo, del Fanon del calcio. È proprio questo il momento in cui sente di poter prendere una nuova sfida. Lui, che ha già vinto in ogni sua squadra, si fa attrarre dalla sfida più grande, un campionato nuovo e da esplorare, in un paese lontano ma che è da sempre schiavo delle varie potenze che si sono succedute. Quale sfida migliore per chi ha già vinto tutto ?

Cina, Italia, quenelle e India, il passo finale di Anelka

Dopo il Chealsea la carriera di Nicolas acquista contorni che più si addicono alla leggenda che ad un calciatore vero. Nel 2011 si trasferisce allo Shanghai Shenhua, dopo una rapida parentesi con tanto di titolo arriva in Italia, sponda bianconera. Alla Juve sembra un fantasma, gioca poco e male, tanto da apparire come semplice e dimenticabile comparsa. A Nicolas però manca ancora un gesto. È alla disperata ricerca di qualcosa per rendere pubblico il suo ruolo nel mondo.

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La Quenelle

Il West Bromwich è l’occasione che sta aspettando. Alla prima presenza esordisce con la Quenelle. Un gesto strano, in Inghilterra non si è mai visto, sembra un saluto fascista rovesciato, ma è un’interpretazione comoda. È il suo modo di dar voce all’oppressione della sua gente. Gli sfruttati, gli ultimi, gli umiliati, i palestinesi e gli immigrati, tutte categorie che da sempre Nicolas difende e di cui si è fatto promotore, un gesto antisionista, preso dal suo amico Diuedonné. Quando lo fa pensa a tutte queste cose, alla frustrazione per qualcosa che non è riuscito a cambiare, è una rabbia gelida contro tutto ciò che in questo mondo vede di sbagliato. È il gesto che cercava per concludere la sua carriera, qualcosa di unico e di forte, qualcosa da Anelka.

L’ultima squadra di Nicolas è il Mumbai City, una piccola parentesi in India prima di abbandonare il calcio giocato. Da vinto o da sconfitto, chi lo sa, da icona di sicuro, per chi ha saputo incorporare in sé tutti i pregi e i difetti della nuova Francia, diventando punto di riferimento assoluto per tutti i campioni francesi che l’hanno seguito, da Ben Arfa a Mahrez, tutti seguendo le orme di Nicolas Anelka.

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Anelka al Mumbay City

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