Raphaela Lukudo, la pantera azzurra

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Certe volte il destino è proprio curioso, sembra tutto andare da un lato e poi all’ultimo, inspiegabilmente, zittisce. Nessuno poteva immaginare che, durante la Pontida leghista, a trionfare fossero proprio le nostre 4 pantere. Una però si avvicina di più al nostro sito e non vedevamo l’ora di raccontarvela.

Come pantere nel deserto

La storia di Rapahela inizia nel 1993 in un piccolo villaggio sudanese, probabilmente nel sud del paese. La sua famiglia è povera e fa fatica e in Sudan, adesso, è ancora più difficile. Dal 1989 il generale Al Bashir ha istituito un regime militare che appoggia quelli che diventeranno i futuri “terroristi islamici”. L’intero paese sprofonda sempre di più in una crisi che diventerà poi quella del Darfur.

Raphaela Lukudo
Omar Al Bashir

È allora che i genitori prendono la decisione che cambierà per sempre la loro vita e quella loro futura figlia: fuggire. Meglio in Europa ma qualsiasi posto è meglio di questo, non c’è futuro e anche il presente ogni giorno si allontana sempre di più. I due sposi mettono insieme tutto il loro patrimonio e si preparano all’attraversata, in pochi riescono ad arrivare a destinazione, ancora meno liberi, ma è questo quello che va fatto. Una metafora del futuro di Raphaela, un deserto fatto di razzismo e sfruttamento, una corsa a perdifiato per arrivare salvi alla meta. Come pantere nel deserto.

Raphaela Lukudo

Il viaggio

Il viaggio è massacrante, i genitori di Raphaela assistono a tutto quello che l’umanità si rifiuta di vedere. Sfruttamento e stupri sono all’ordine del giorno ma l’importante è avanzare. A nulla serve guardarsi indietro verso un mondo che non è più il loro, l’importante è avanzare, il resto non conta. Un passo dopo l’altro, concentrati sull’obiettivo, il futuro è più importante e pagherà. Questa l’unica speranza che li spinge ad andare avanti, ignorando il sangue che scende dalle ferite provocate dai libici e le ustioni che vengono dalle troppe ore passate in camion nel Sahara. I pazzi intorno a loro si arrendono, ma loro no, tenaci come insegneranno ad essere a Rapahela, passo dopo passo.

Raphaela Lukudo

Dopo il deserto è l’ora del mare, un mare tanto culla per le civiltà quanto inferno per gli uomini, specie se sei nero. Dopo giorni di attraversata tutto sembra finito, le sofferenze pagate non sono bastate. Sulla barca l’attesa è infinita e alcuni iniziano a protestare, altri provano a suicidarsi, convinti di porre così fine alle troppe ingiuste sofferenze. I genitori di Raphaela però no e continuano ad avanzare, passo dopo passo, solo a Dio spetta la parola fine. Una nave li salva, non si sa se il supporto divino o di un uomo, ormai questi sono sempre più rari da trovare. I due non ricordano nulla di quel giorno, troppo felici di esser stati scelti dalla vita in un gioco in cui spesso è la morte ad averla vinta.

La pantera è azzurra

I signori Lukudo sono finalmente in Italia, non sanno esattamente cosa gli riserverà il futuro, si sono garantiti però il diritto a scoprirlo. Scelgono di andare a vivere vicino a Napoli, “la capitale del Sud Italia”, e si trasferiscono ad Aversa, in provincia di Caserta. Qui nascerà Raphaela, il loro orgoglio e la loro benedizione  dopo un cammino che definire impervio è un complimento. I genitori non hanno occhi che per lei ed è proprio per questo che, guardandosi intorno, capiscono che questa non può essere casa per la figlia. Troppi i problemi che affliggono il sud e il Casertano in particolare, dopo una fatica così la bimba merita il meglio.

Raphaela Lukudo
Raphaela Lukudo

Si trasferiscono allora a Modena quando Raphaela ha due anni e iniziano una nuova vita. Il padre fa il muratore e la madre le pulizie in casa, intanto la piccolina cresce e si fa sempre più forte e… veloce. La pantera ha ereditato il carattere dei genitori, pronta a scattare in un deserto di razzismo e incomprensioni, questa volta però la corsa non è metafora ma realtà. A 12 inizia a praticare ufficialmente atletica leggera con il Mollificio Modenese Cittadella sotto la guida di Mario Romano. A 24 la prima medaglia, storica, in una posa che commuove i suoi genitori e tutta Italia. Raphaela è diventata la Pantera Azzurra, orgoglio di mamma, papà e dell’Italia intera.

Raphaela Lukudo
Raphaela Lukudo, Maria Benedicta Chigbolu, Libania Grenot e Ayomide Foloruso

P.s. Non so se la storia sia quella realmente vissuta da Raphaela e dalla sua famiglia, ho ricavato le informazioni da ciò che ho trovato su Wikipedia. Il mio obiettivo era però quello di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ciò che accade ogni giorno, specie d’estate. Siate contrari all’indifferenza ed evitate di esultare per questa staffetta ma condannare il bisogno dei profughi, poteva esserci Raphaela Lukudo o Ayomide Folurunso su quei barconi.

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