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Un processo che ha avuto il suo inizio circa un secolo fa e che oggi, più di ieri, si mostra alla sua massima potenza. Un passaggio radicale da Stati di cultura a stati di sangue
Tempi antichi, tempi felici
A tornare indietro nel tempo quasi non ci riconoscerebbe. Stati che accoglievano il diverso, utilizzandolo come stimolo per conoscere il mondo. Nei tempi antichi bastava una condivisione di alcuni principi- religiosi o meno- per essere accolti da altri Stati. Una sintonia culturale che diventava un passaporto più efficace di ogni altro per trasformarsi. Sono i casi dei grandi imperi d’Oriente come quello Ottomano, Cinese e Persiano ma anche di imperi decisamente più europei come quello Russo, Tedesco e dell’Italia. La nostra penisola forse era quella che più di tutte si trasformava in un approdo felice per i fuggiaschi, un luogo sicuro e popolato da mille culture diverse che per secoli hanno popolato le terre italiche. Arabi, turchi, francesi, spagnoli, africani, ebrei e slavi, solo alcune delle culture che hanno trasformato l’Italia nella perla tutt’ora invidiata dal mondo.

Dal 900 ad oggi
È con la caduta dei grandi imperi, però, che la situazione precipita. In Turchia compaiono i Giovani Turchi, Stati come Cina e Russia prendono svolte rosse e Italia e Germania iniziano a mostrare i loro lati più neri. Sono i Giovani Turchi però che per primi infrangono quel sogno tanto solido e meraviglioso con l’infame trattamento agli Armeni. Per quel gruppo politico l’unica cosa importante era il sangue, unica distinzione fra turchi e non. Fu il primo vero cambio di rotta in Europa, la creazione di nuove minoranze, questa volta chiunque non avesse il sangue degli “autoctoni” poteva essere dichiarato straniero ed invogliato a scappare da quelle terre, ora figlie del sangue e non della cultura. Eppure basta un viaggio ad Istanbul per renderci conto che noi dei luoghi siamo solo custodi…

L’esempio di una Turchia più forte con una nuova cultura si sviluppò, toccando questa volta paesi come Germania e Italia, tanto e vicini e lontani dallo Stato ottomano. L’odio e l’idea che si potesse vincere “da soli” attirava in molti, i trattati stilati dai vincitori della guerra fecero il resto; la patria umiliata si sarebbe ripresa da sola il posto che le spettava, stavolta versando il sangue degli altri. Non importa chi fossero o da dove venissero, erano diversi. Mussolini si accorse però che l’Italia andava prima italianizzata. Troppi i cognomi arabi, troppi quelli albanesi e tedeschi. I cinesi hanno avuto la Rivoluzione Culturale, noi quella dei cognomi, a noi italiani basta poco… E così si passò da Kuffar a Cuffaro, da Malden a Maldini e in tanti persero la propria cultura e storia, ma divennero istantaneamente di sangue italico in maniera da poter servire in guerra e mostrare al mondo quel sangue.

Un sentimento globale
Ci volle dal tempo a questo sentimento per farsi conoscere dal mondo. Coloro che avevano scommesso sul sangue avevano perso (a parte la Francia ma questa è un’altra storia), aveva vinto la cultura e la diversità, una lezione che doveva durare per sempre ma che così non fu. I bacini del consenso infatti sono spesso affamati di odio e basta nulla per renderli ancor più affamati. Internet da questo punto di vista è stato il sogno di un bambino ottimista: una piattaforma in cui ognuno può esprimere il proprio pensiero, pensavano. Peccato che l’odio basta nulla per accenderlo mentre il bene può impiegar anni per essere percepito. È da qui che son nati personaggi del calibro di Donald Trump, Matteo Salvini e Le Pen ma io mi domando: era così disdicevole uno Stato di Cultura ed è così forte uno Stato di Sangue? Ai lettori la sentenza, a noi tutti, l’azione.

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Ciao Khalid: Arabi-Arabia-, turchi-Turchia-, francesi-Francia-, spagnoli-Spagna-, africani-Africa-, ebrei? Qui è però questione di religione e non di Nazione o Continente; slavi-Iugoslavi e dintorni-. Comunque buono il lavoro che svolgi qui su WordPress, bravo.
Per onestà non ricordo esattamente i contenuti di questo post però ad esempio i turchi non sono originari dell’attuale Turchia. Certo, abitano in quei territori da secoli ma la loro patria originaria è più o meno l’attuale Turkmenistan. Poi io sono convinto che si debba poter vivere ovunque, ovviamente arricchendo il patrimonio presente senza però per questo perdersi o perdere la ricchezza di quel paese. Ti ringrazio per il supporto 😉
E’ un piacere Khalid e buon scrivere.
Se vuoi ho appena scritto un pezzo su Khabib Nurmagomedov, il campione avaro di UFC