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Usciva un anno fa “Ritratto dell’atto di accusa come pornografia giudiziaria”, un pamphlet scritto da Ahmet Altan il cui titolo riecheggia più che mai nelle teste dei turchi.
Ahmet Altan e lo stato turco
Ahmet Altan, uno degli autori più noti e popolari della Turchia, è incarcerato nel suo paese dal 2016 per reati di opinione a seguito del colpo di stato dello stesso anno. Nel 2018, dopo un processo lungo 2 anni è stato condannato definitivamente all’ergastolo. La voce di Altan però non ha mai smesso di fermarsi, persino dal carcere. È del 2017 infatti il suo pamphlet, uscito proprio mentre lo scrittore si trovava nel carcere di Silivri in attesa di giudizio. In quest’ultimo Altan illustrava, con dovizia di particolari, quali fossero le incongruenze del processo e del come l’atto di accusa si fosse trasformato in vera e propria “pornografia giudiziaria”. Il pamphlet metteva in luce la corruzione all’interno dello stato turco e di come, ormai, la verità sia asservita al governo e non viceversa.
Un grande supporto
Dopo le parole di Altan ci fu una reazione fortissima e immediata da parte degli intellettuali turchi e del mondo. Basti pensare ad Orhan Pamuk, premio Nobel turco, che insieme ad altri 50 premi Nobel scrisse una lettera ad Erdoğan per chiederne la scarcerazione. Purtroppo la lettera non riuscì ad influire sulla pena che si trasformò poi in un ergastolo ma il sostegno unanime ad Altan è un segnale forte da parte della Turchia. Per la prima volta si è dato segno di compattezza, dell’obbiettivo comune di cancellare le ingiustizie e riportare lo stato di diritto quando esso manca. Probabilmente è stato il segnale più forte ad una politica che stava dimenticando i cittadini, curandosi solo dei propri interessi alla pari di paesi come l’Egitto. La Turchia merita il meglio e oggi i suoi cittadini possono ottenerlo con un semplice voto.
Election day Türkiyede
Specifico: questo sito non segue alcun partito politico e proprio per questo invito al pensiero critico. Se volete andare a votare Erdogan o l’Akp siete liberi, ma che non si nascondano sotto il materasso dei problemi evidenti come questi. Tanti sono stati i passi in avanti ma forse, proprio adesso, è il momento di cambiare. Dare una guida nuova significherebbe nuove idee e una pulizia alla classe dirigente, ormai reale padrona dello Stato. Ovviamente questo potrebbe anche voler dire un grande rallentamento, una ripartenza vera e propria. Ai cittadini l’ultima parola, il mio desiderio è però quello di una Turchia grande, forte e giusta In’Sh’Allah.
Ringrazio personalmente la casa editrice edizione E/O per il grande lavoro che stanno facendo per Ahmet Altan e per tutta la Turchia in generale e vi invito anche a guardare il loro sito. Potete trovare il pamphlet a cui facevo riferimento su Amazon e il “Tre manifesti per la Libertà”, sempre di Altan, sul loro sito. Il ricavato sarà interamente destinato a pagare le spese legali dell’autore
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